Caso vaccini, la pediatra si difende: "È colpa dei genitori"

UDINE. L’azienda sanitaria 3 avvierà un’azione legale nel caso in cui la copertura vaccinale di Emanuela Petrillo nei sei anni di esercizio della professione al Distretto di Codroipo sia stata inadeguata. La task force di medici, riunitasi ieri pomeriggio, è pronta alla peggiore delle ipotesi.
Nel corso dell’incontro è stato organizzato un piano di vaccinazioni che verrà messo in atto se verrà appurata l’incompleta profilassi da parte dell’assistente sanitaria, già accusata dall’Ulss di Treviso di non effettuare le iniezioni nella Marca. Ieri sono stati sottoposti ai prelievi di sangue altri 60 bambini. Domani si concluderanno gli esami. I risultati sono attesi per il 3 maggio.
Nel frattempo, Laura D’Orlando, avvocato di Teresa De Monte, la pediatra posta “sotto osservazione” dall’Ordine dei medici di Udine per le basse percentuali di bambini vaccinati, interviene sul caso che riguarda la propria assistita. «Non ha mai messo in discussione la profilassi obbligatoria e non si è mai schierata contro – afferma il legale –. L’ostacolo è il no di tante famiglie e la dottoressa ha sempre rispettato le volontà dei genitori sia quando ha svolto l’operato, per 15 anni, a Tolmezzo, sia recentemente nell’ambulatorio di San Daniele». Diversa la tesi del presidente dell’Ordine, Maurizio Rocco secondo il quale «in base ai primi dati in nostro possesso è verosimile che la pediatra abbia violato la deontologia».
Avvocato D’Orlando, qual è lo stato d'animo della dottoressa De Monte?
«È molto scossa per quanto è accaduto. Ha sempre operato in buona fede consigliando i genitori e intende collaborare con l’Ordine dei medici per chiarire la propria posizione. Lei stessa si è messa a disposizione delle famiglie per effettuare gratuitamente nel proprio ambulatorio i vaccini obbligatori. Diverso è il discorso per quanto riguarda le profilassi facoltative, come nel caso del morbillo, dove le viene contestata una soglia di copertura inferiore al 50%. Qualunque dottore non può imporsi sulla volontà delle famiglie. Non può convincerli, né depennare dalla lista i bambini che non si sottopongono all’iniezione. Spesso mamme e papà maturano la propria decisione nell’ambito familiare ed è difficile schiodarli da quella posizione».
A discapito della pediatra ci sono molti dati raccolti in un report dell'azienda sanitaria.
«Le percentuali non devono essere lette in maniera asettica ma vanno contestualizzate. A questo riguardo presenteremo a giorni una memoria difensiva per scardinare ogni tipo di accusa. Si tratta di una fitta documentazione che riguarda anche bambini nati nel 2004 a San Daniele e mai seguiti dalla dottoressa. Li stiamo verificando uno per uno. Ci sono altri pediatri, quindi, che dovrebbero rispondere di questi casi specifici».
Si parla anche di ritardi nel calendario vaccinale
«È vero, ma riguardano bambini che presentavano patologie particolari che richiedevano il posticipo della cura per non incorrere in pericoli nel piccolo paziente. E comunque lo slittamento del calendario è avvenuto in accordo alle direttive del ministero entro i termini ultimi stabiliti».
La pediatra rischia un procedimento disciplinare?
«Siamo in una fase istruttoria. Ci auguriamo che la questione venga al più presto ridimensionata. Non credo che ci siano gli elementi sufficienti per un procedimento, anche perché l’atteggiamento nei confronti delle vaccinazioni è sempre stato favorevole. Posso confermare che da parte della dottoressa non è mai stata una compagna contraria. Anzi si è sempre prodigata anche di fronte alle reticenze dei genitori. Purtroppo siamo di fronte a un problema generale in cui il legislatore deve intervenire di fronte alla contrarietà di mamme e papà».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto