Caso Santoianni, sbagliato rinunciare a un onore così grande

Il titolo di cavaliere della Repubblica si accetta, non si restituisce. A meno che si ritenga di non esserne degni.
È questo il caso? No.
La questione non è semplice da affrontare perché, scrivono i critici più feroci, va vista dai due lati. Uno sta a San Vito al Tagliamento, dove il Nostro ha conseguito importanti risultati nel contrasto al virus. A ciò si deve principalmente il riconoscimento del presidente Mattarella a quel gruppo di lavoro, risultato ineccepibile. L’altro lato sta a Paluzza.
Venti morti. In effetti, non si possono considerare meno che comprensibili le titubanze dei famigliari delle vittime, le quali vivono affrante per la perdita di un loro congiunto e assistono nel contempo alla premiazione del più alto responsabile della casa di riposo. A quei famigliari, in memoria dei loro cari, va riconosciuto il diritto di non essere d’accordo. Lo capisco. Non mi pare, tuttavia, che siano giunte da lì critiche aspre. I più sono ancora raccolti nel dolore e straziati dalle modalità dell’addio, senza mani da stringere per l’ultima volta, senza funerali. Le proteste arrivano da altri mondi, e non si può dire con certezza che la loro finalità sia contribuire a dare giustizia ai morti. Sono parole violente che puntano al clamore, alla politica nazionale, al Capo dello Stato.
Sarebbe bastato tutto ciò per non farsi intimorire e non rinunciare all’onorificenza. Il presidente Mattarella non ha voluto omaggiare singole persone, ma categorie, professioni, simboli cui ricorriamo, definendoli con gran sfoggio di retorica «angeli», per quei cinque minuti di celebrità che le catastrofi regalano loro prima di cadere dimenticati nuovamente. Esporli con l’attribuzione del titolo li esalta nella loro funzione sociale prima che nella loro dimensione umana, intima, personale.
Non so se a Paluzza i dipendenti e i collaboratori della casa di riposo abbiano lavorato peggio che altrove. Non lo credo. A Mortegliano, anche lì una ventina di decessi, non sono meno bravi rispetto ad altri istituti dove vittime non se ne sono contate.
In Friuli ci sono stati casi di negligenza? Le Procure di Udine e Pordenone stanno compiendo accertamenti e solo quando saranno terminati potremo rispondere.
Dunque?
Rifiutare un onore così grande fa riemergere la parte peggiore della nostra società, quella che gira col ditino alzato ché, tanto, a combattere il virus o la guerra, è lo stesso, ci vanno sempre gli altri. Non bisogna dargliela vinta
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