Caso di tbc a scuola, ecco cosa fare

PASIAN DI PRATO. «Ci possiamo aspettare qualche caso di positività al test, che non indica alcuna malattia, ma solo che il soggetto è entrato a contatto con il bacillo di tubercolosi e il contagio può essere recente o di vecchia data, superato senza arrivare allo stato di malattia». Nessun allarmismo, ma l’Azienda sanitaria universitaria integrata avverte comunque genitori e docenti che, nell’eventualità si presentasse lo stato di positività in qualche risultato della prova Mantoux – al quale saranno sottoposti oggi 17 studenti dell’Enaip e alcuni docenti dopo il caso di tubercolosi diagnosticato a un ragazzo che frequentava un corso dell’istituto e ha contratto la malattia – si proseguirà con altri esami per accertare l’eventuale presenza della tbc.
«L’infezione non è la malattia – ha chiarito più volte Valentina Brussi dell’Asuiud, ieri nel corso dell’incontro informativo tra operatori sanitari, personale dell’istituto, docenti e famiglie (una ventina di persone presenti in tutto) –, che ha bisogno di tempi lunghi per svilupparsi e anche le persone vaccinate potrebbero risultare positive alla prova. La tubercolosi – ha precisato – nel 90 per cento dei casi è un’infezione latente senza sintomi e che non si trasmette se non in un 10 per cento dei casi, con persone che hanno contratto il germe e andranno incontro alla malattia nel corso della loro vita».
Questa mattina, dunque, nell’ambulatorio dell’Enaip partiranno i Mantoux per verificare eventuali contagi e venerdì, passate 72 ore dalla somministrazione del test, gli operatori sanitari, in collaborazione con il medico competente della scuola Flavio Dolcet, effettueranno la lettura delle prove tubercoliniche. Essendo una malattia che necessita di tempi prolungati – «se diagnosticata precocemente e adeguatamente curata guarisce nella maggior parte dei casi che in regione arrivano a un’ottantina all’anno» – sarà necessario ripetere il test a maggio e la negatività di questa prova permetterà di escludere l’avvenuta trasmissione dell’infezione, che si diffonde per via aerea e dopo lunghi periodi di contatto e convivenza, per almeno otto ore, in ambienti chiusi con una persona malata. «In base agli esiti decideremo se procedere o fermarci – spiega ancora Brussi –, ma non è il caso di allarmarsi perché non è un’infezione così eccezionale». Il caso era “scoppiato” qualche giorno fa a seguito di una lettera inviata a genitori e docenti di una classe del corso di prima formazione da parte dell’Azienda sanitaria che informava il riscontro di un caso di tbc in un giovane studente dell’Enaip, ora ricoverato per le cure all’ospedale di Udine, e che non frequentava da tempo la scuola. «Procediamo per cerchi concentrici – ha proseguito – e dopo la famiglia gli accertamenti si effettuano sul gruppo classe», mentre la direttrice generale dell’Enaip Paola Stuparich rassicura: «Il ragazzo non aveva frequentato la mensa, noi continuiamo le nostre attività informative e oggi prenderà il via la profilassi seguendo le direttive dell’azienda sanitaria. Abbiamo ricevuto richieste di spiegazione ma senza particolari paure – conclude –, con un’informazione sufficientemente ampia per tranquillizzare genitori e alunni».
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