Caso Conte, l’autopsia: è morto per un edema cerebrale

Eseguita dai periti nominati dal gip. Ora l’esame sulla scatola nera della macchina cuore-polmone. Sabato i funerali

UDINE. Per ora, l’unica cosa certa è la presenza di segni di edema nell’encefalo. Cosa sia stato a determinarli e quali conseguenze questo abbia avuto sulle funzioni vitali del paziente sarà oggetto di approfondimento nei sessanta giorni di tempo assegnati dal giudice ai periti incaricati di eseguire l’autopsia sul corpo di Luigi Conte nella forma dell’incidente probatorio. Il chirurgo e, per anni, presidente dell’Ordine dei medici di Udine è morto il 2 febbraio scorso, all’età di 69 anni, all’ospedale “Santa Maria della Misericordia”, al termine dell’intervento di bypass coronarico cui era stato sottoposto.

Durato quasi quattro ore, l’esame post-mortem ha fornito ai periti una prima risposta sulla causa del decesso, consentendo al pm Lucia Terzariol, titolare del fascicolo, di concedere intanto il nulla osta alla sepoltura della salma. Una comunicazione più completa, per quanto sommaria, sarà trasmessa oggi, mentre per la relazione conclusiva bisognerà attendere il 30 maggio, quando le parti si ritroveranno in tribunale per l’illustrazione della perizia, comprensiva anche dell’analisi del macchinario posto sotto sequestro, e il successivo contraddittorio.

Le operazioni peritali sono state affidate dal gip Andrea Comez al medico legale Yao Chen, al cardiologo Carlo Pellegrini e alla perfusionista Antonella Degani, tutti di Pavia. A quanto appreso, l’esame ha rilevato la formazione di un edema cerebrale, della cui origine e sulle cui conseguenze si attende ora di conoscere una definizione chiara. Dall’autopsia, invece, non sarebbe emersa alcuna particolare sorpresa rispetto alla ricostruzione dei fatti fin qui ipotizzata.

Nel procedimento figurano al momento indagati per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, come atto dovuto di garanzia, i sei sanitari dell’équipe chirurgica che operò Conte.

Per ciascuno di loro i rispettivi difensori - il collegio è formato dagli avvocati Roberto Paviotti, Rino Battocletti, Tiziana Odorico e Federico Plaino - hanno nominato i propri consulenti di parte: Silvia Tambuscio, Carlo Moreschi, Amato De Monte, Paolo Ius, Mwaba Chilufya, Fabio Zanella ed Enrico Pedoja. Il pm ha invece scelto di avvalersi della consulenza di Dario Raniero, Cristiano Maniero e Paolo Bertolini. A rappresentare la moglie di Conte, Maria Iacono, e il loro figlio Alessandro, entrambi assistiti dall’avvocato Giuseppe Campeis, è il medico legale Alfonso De Maglio.

L’attenzione si sposta ora sulla macchina cuore-polmone adoperata durante l’intervento per garantire la sopravvivenza del paziente, sostituendone temporaneamente le funzioni cardio-polmonari. Uno dei quesiti posti dal gip punta a verificare il funzionamento dell’apparecchiatura, cui era addetto uno degli indagati (il tecnico perfusore, appunto). Ieri, i periti hanno dato una prima occhiata alla macchina, ma a fare la differenza, nei prossimi giorni, potrebbe essere la sua documentazione, e cioè una sorta di “scatola nera” in cui sono state registrate tutte le attività svolte, minuto per minuto. Durante l’udienza celebrata nell’aula A del tribunale, intanto, il pm - che ha delegato le indagini alla sezione di Pg dei carabinieri - ha depositato nuovi atti di indagine.

Completati gli esami autoptici, nella stessa serata di ieri la famiglia ha fissato per sabato, alle 12, nel duomo di Udine, la cerimonia funebre in cui potrà essere reso l’estremo saluto al dottor Conte. Seguirà la cremazione.

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