Casa Moderna, 60 anni di domestiche rivoluzioni

Nel corso degli ultimi decenni si sono affermati la cultura e il valore del Made in Italy che hanno messo al centro dell’attenzione mediatica e commerciale il mondo del design. Nato dalla necessità di dare forma, attraverso il disegno del prodotto, del nuovo processo industriale figlio del boom economico, oggi il design mette in discussione il principio che lo ha generato con l’idea che una nuova manifattura, un nuovo artigianato 2.0 possano diventare ulteriori elementi competitivi nel mercato internazionale.
Possiamo anche affermare che da tempo si assiste alla re-interpretazione del concetto stesso di Made in Italy poiché la sua qualità determinata dalla piccola e media impresa, in parte smantellata dalla globalizzazione, ritorna a essere una delle caratteristiche richieste dal mercato.
Ma che cosa è successo quando c’era una idea di futuro e quando i primi elettrodomestici, gli accessori e gli oggetti prodotti industrialmente hanno iniziato a entrare nelle nostre case? Quali emozioni, dopo la prima metà del secolo vissuta da guerre e lacerazioni, hanno determinato il nuovo paesaggio domestico che ha introdotto il concetto di innovazione nella quotidianità? Come il paesaggio domestico si è trasformato e come è evoluto?
Acquista oggi un rinnovato significato, quindi, Casa Moderna, sessantesima edizione, che ha introdotto nelle nostre case e nella dimensione domestica le rivoluzioni che hanno innovato, modificandola, la vita della casa. La mostra Domestiche rivoluzioni. Mobili, oggetti, emozioni quotidiane 1953-2013 (da sabato al padigliobe 9 della Fiera di Udine) vuole così ripercorrere le atmosfere che messe in sequenza ci raccontano l’evoluzione dello stile di vita.
Scopriamo così che ogni generazione è circondata da un particolare paesaggio d’oggetti che definiscono un’epoca grazie alle patine, ai segni e all’aroma del tempo della loro nascita e delle loro modificazioni. Ciò che emerge è un immaginario collettivo, grazie anche al video che racconta i diversi decenni con una raccolta di materiali iconografici di varia provenienza (Archivio Rai FVG, Cineteca del Friuli, Archivi Fotografici, Archivi delle Imprese eccetera) che si modifica ed evolve fino ai nostri giorni.
Ma le collezioni degli oggetti esposti, messi in relazione con i principali avvenimenti del tempo e commentati da alcuni scatti fotografici in grande formato, ci parlano della nostra storia, delle idee e dei progetti che li hanno generati e quindi di noi stessi.
In questa occasione si affronta anche il tema della necessaria “raccolta” regionale di prodotti, materiali, idee e aziende che si sono manifestati e che hanno raccontato un territorio che oggi, con l’aiuto della memoria e nel confronto con i sistemi internazionali, può immaginare un futuro. Si avvia, in questo modo una necessaria riflessione sulla eredità del “moderno”, un territorio di indagine culturale, ma anche antropologica, che aiuti la ricostruzione di un immaginario collettivo utile ai nuovi paradigmi contemporanei.
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