Casa Maccari presa d’assedio In centinaia all’inaugurazione

Con il taglio del nastro del nuovo polo culturale è terminata la lunga attesa Il sindaco Tomasinsig: «Finalmente ci riappropriamo della nostra identità»



Un cuore che batte in pieno centro storico. Un luogo non solo di studio e divulgazione, «ma anche di incontro fra le generazioni», per usare le parole del sindaco Linda Tomasinsig. E, aggiungiamo noi, uno spazio moderno e multitasking, da grande città, in grado di rendere orgogliosi molti gradiscani.

Da ieri è realtà l’apertura del nuovo Polo culturale cittadino di palazzo Maccari. Un’opera pubblica interminabile, oltre tre lustri, ma il cui significato ripaga ampiamente l’attesa dei cittadini. Ce n’erano moltissimi, ieri mattina in via della Campagnola, per assistere all’inaugurazione e poter finalmente ammirare il risultato finale. Non è retorica affermare che nessuno è rimasto deluso.

Distribuita su quattro piani, la Maccari ospita la nuova sede della biblioteca, un museo civico finalmente fruibile, ampio e modernissimo anche grazie alla multimedialità, una sala conferenze, spazi per i giovani e l’infanzia, e uno dei primi Centri Didattici Digitali Diffusi della regione. Fra le autorità, l’assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli, il numero 1 di Insiel Simone Puksic e l’arcivescovo di Gorizia Carlo Redaelli con il parroco don Gilberto Dudine. Più orgogliosa che emozionata, Linda Tomasinsig ha ripercorso le vicissitudini dell’immobile, donato nel 1879 dalla famiglia Maccari alla città affinché fosse destinato a istituto professionale. Dopo la chiusura dell’ex Irfop, il cda della fondazione Maccari, allora presieduto da Franco Bressan, si battè affinché quel luogo rimanesse dedicato alla cultura e alle giovani generazioni. Il resto è storia, fatta di sacrifici economici e lungaggini che ora, di colpo, sono un ricordo.

Tomasinsig non ha dimenticato alcuno dei protagonisti della lunga vicenda, dai predecessori a palazzo Torriani, alle imprese, agli apparati comunali. «Si può ben dire che questo è stato lo sforzo di tutta una comunità – ha affermato –. Sforzo che ci permette di riappropriarci della nostra identità attraverso i preziosi strumenti della cultura e della condivisione. La Maccari è uno spazio che invoglia ad essere vissuto». –



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