«Casa Cavazzini, una scommessa vinta»

Quasi 10.000 visitatori, cifra tonda, è il bilancio degli ingressi al nuovo museo d’arte moderna e contemporanea di Udine, Casa Cavazzini, inaugurato a ottobre con Metamorphosis, mostra-evento dedicata a celebrare i 60 anni della Moroso, azienda di design internazionale. Abbiamo incontrato il direttore dei Civici Musei, Marco Biscione, per condividere questo dato.
«Sono 9.458 i visitatori fino al 16 gennaio - racconta - e prevediamo che entro domenica, giorno di chiusura, si potrebbero toccare i 10.000».
Ma se si aggiungono gli ospiti alla cena organizzata dall’azienda De Eccher a Casa Cavazzini agli inizi di dicembre, la cifra sarebbe già stata raggiunta. «Sì, in effetti questa è una maniera nuova, perlomeno a Udine, di interpretare gli spazi. E la collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale in questi tempi», commenta Biscione, direttore dal 2010 dopo un’esperienza europea a Bruxelles come esperto ministeriale e una a Roma, all’etnografico Pigorini, tralasciando gli studi in Oceania. «Esistono in regione - continua - aziende leader in campo internazionale, come la Moroso, che hanno fatto da apripista e trovano il loro senso di esistenza pure dentro Casa Cavazzini. E abbiamo infatti altre richieste analoghe per tale spazio».
Ma come si calcolano i dati di afflusso in una mostra come quella di Casa Cavazzini?
«C’è un sistema automatico che regola gli ingressi alla biglietteria. Sono dati vincolanti e certi, se così vogliamo dire, e tutto questo per ovvie ragioni di fiscalità».
A proposito di ingressi: il museo etnografico di palazzo Giacomelli ha chiuso da pochi giorni la propria biglietteria. C’è chi dice che sia il museo stesso a salutarci per sempre. Vogliamo parlarne, direttore?
«L’etnografico gode di ottima salute. Per i tagli di bilancio abbiamo dovuto procedere a una riorganizzazione generale dei servizi razionalizzando il sistema di sorveglianza. L’ingresso è gratuito, come a palazzo Morpurgo, e gli orari di apertura rimangono invariati. Per Morpurgo questa operazione ha incrementato di gran lunga le visite».
Non crede che Udine abbia una rete museale eccessivamente sviluppata per una città di 100.000 persone se non c’è un ufficio di comunicazione che racconti per conto vostro – esclusivamente - il prodotto culturale fuori di qui. In altre parole: chi sa in Italia quanto di bello e vario succede in città se non c’è nessuno che lo fa sapere strategicamente?”
«Intanto è fresca la notizia che le mostre del Tiepolo in castello e a Villa Manin sono state recensite da un famoso critico, Thomas Steinfeld, sul Süddeutsche Zeitung, giornale tedesco di elevata tiratura. E poi non è facile trovare le risorse per la comunicazione del sistema museale in toto con i tagli di bilancio. Certo, è una bella sfida, ora poi che riaprono a marzo il museo del Risorgimento e l’Archeologico».
Per il Risorgimento, ancor più che per Casa Cavazzini, l’attesa è stata lunga. Manca da 30 anni. Per l’Archeologico, circa un lustro. Parliamone...
«Entrambi riaprono in castello. Il progetto dell’Archeologico ha la curatela scientifica della conservatrice Paola Visentini, quello del Risorgimento è un progetto scientifico della conservatrice Tiziana Ribezzi».
Qualche anticipazione?
«Per l’Archeologico ci sarà pure un Avatar».
Cosa intende?
«E’ previsto anche un progetto multimediale. Ci sarà l’Avatar (un ologramma tridimensionale, ndr) di un famoso collezionista friulano ottocentesco che dialogherà con il pubblico: Francesco di Toppo. Questo grazie ai fondi del progetto europeo Open Museums».
Tornando al discorso della rete museale da metropoli: come siamo con il museo di Storia naturale?
«Siamo alla fase dell’organizzazione per la gara d’appalto della progettazione, prevista nel 2013. Quello che ormai è certo è che la sede sarà l’ex Frigorifero, e che sta per essere presentata una pubblicazione universitaria dedicata all’argomento. Ma per il momento non anticipiamo».
Elena Commessatti
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