Carcere di San Vito, prefetto indagato

SAN VITO. La notizia ieri ha fatto il giro dell’Italia e a San Vito non poteva lasciare indifferenti: il commissario straordinario del governo per le infrastrutture carcerarie, prefetto Angelo Sinesio, è indagato con altre otto persone nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma su illeciti legati alle ristrutturazioni delle carceri. Il penitenziario da 300 posti di San Vito, di fatto, è il primo a nascere ex novo nell’ambito del Piano carceri lanciato sotto l’allora ministro Cancellieri. Lo stesso Sinesio, che ha nominato i cinque commissari che stanno esaminando le dieci offerte giunte alla gara per il carcere sanvitese, ne ha parlato come di un modello. E in due occasioni lo ha fatto proprio a San Vito, prima al convegno “Un nuovo carcere o un carcere nuovo?”, poi incontrando gli studenti del liceo Le filandiere, in merito a “Carcere a San Vito: pena come recupero delle persone e rispetto della legalità alla luce dell’articolo 27 della Costituzione”.
E ora proprio a San Vito, dopo tante attenzioni, c'è qualche timore. «Mi auguro – dice ad esempio Valerio Delle Fratte (A.mo San Vito) – che non ci siano ripercussioni sui tempi di realizzazione dovute a questo procedimento giudiziario. Il problema delle carceri è noto a livello nazionale e San Vito è ben lieta di contribuire alla sua soluzione, con le raccomandazioni che abbiamo già avuto modo di fare su servizi e viabilità».
«Non c'è alcun tipo di ripercussione – rassicura il sindaco, Antonio Di Bisceglie –: l’iter della gara prosegue come prima. La commissione nominata dal prefetto, che tra l’altro vede un magistrato alla presidenza (l’ex presidente del Tribunale di Pordenone, Antonio Lazzaro, ndr), andrà avanti nel suo lavoro». Tra l’altro, pare già circolasse l’ipotesi, a livello ministeriale, del superamento della struttura commissariale.
Secondo la Procura di Roma, Sinesio (accusato di falso e abuso d’ufficio) avrebbe tenuto nascosti alcuni atti anticipando le gare d’appalto, impedendo di fatto ad alcune ditte di prendervi parte. Sempre secondo l’accusa, si sarebbe adoperato per far sì che alcuni bandi non superassero la soglia dei 5 milioni di euro, limite che per la normativa europea consente di affidare i lavori a più di una impresa. L’inchiesta della procura di Roma sul Dap si concentra, in particolare, su eventuali illeciti nei lavori per le carceri di Voghera, Lodi e Frosinone.
Estranea, dunque, la gara per la progettazione definitiva ed esecutiva e la costruzione del carcere di San Vito (il cui bando prevede un corrispettivo di 25,5 milioni di euro).
L’indagine sarebbe partita da una serie di documenti affidati ai pm romani da Alfonso Sabella, già magistrato antimafia a Palermo e funzionario al ministero della Giustizia, che a novembre aveva contestato il Piano carceri presentato alla Camera da Sinesio, denunciando sprechi e anomalie.
Andrea Sartori
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto