Capossela ricorda quando esordì in un bar a Cordenons

Immaginifico, sognatore, il cantautore di mari e balene incanta Pordenone Show con scenografie che evocano gli abissi e un bis inatteso quasi senza fine  .

PORDENONE. Ancora un tutto esaurito al Verdi di Pordenone, che a pochi giorni dall’apertura della stagione con Paco De Lucia, ha calato il secondo dei suoi assi musicali, lunedì scorso, con lo spettacolo Marinai, profeti e balene di Vinicio Capossela. Improprio definirlo “concerto” perché sul tema del mare, del viaggio e della metamorfosi dell’uomo che ha percorso i mari e le distanze Capossela sembra aver voglia di togliere decisamente il fiato al pubblico. In effetti il territorio della sala è già invaso prima ancora dell’inizio con la figura di uno strillone che per tre dobloni vende il giornale di bordo tra chi cerca il suo posto, chi deve accomodarsi e chi si guarda ancora intorno.

Sul palco deborda, con la comprensione delle prime file, la prua di un veliero, e la magia appare appena il sipario lascia comparire una scenografia mozzafiato: è l’interno di una balena con le costole mobili che, si vedrà piú avanti, si trasformano in petali e tentacoli. Vuole stupire, Capossela, con un incanto che ammalía e la musica è il suo secondo alleato. Marinai, profeti e balene è una raccolta inesauribile di ballate dalla tessitura semplice, sembra di riconoscere melodie tradizionali quasi ad ogni battuta, ma rivestite di arrangiamenti insoliti, distribuiti fra strumenti altrettanto singolari come il theremin, o la sega musicale, o le mille percussioni.

E i riferimenti a volerli trovare ci sono, dalle piú popolari tradizioni popolari, al blues di scuola, agli accenni pregni di un Nino Rota felliniano, alla colta canzone italiana. Tutto su testi che parlano di mostri, di imprese eroiche e miti che mescolano Omero a Melville, Conrad al testo biblico. Rime e lessico acuti e per nulla popolari, e che si colga o meno la simbologia, Capossela diverte e stupisce, strappa dalle poltrone coraggiosi gesti di danza di un pubblico incantato. Come a volte succede, però, è nel finale che si concentra la magia dello spettacolo, e cosí nel buio di un ventre di balena ormai svuotato dai suoi protagonisti, il bis di Capossela offre una coda di spettacolo inattesa.

Tra il racconto della sua prima volta in zona, un bar di Cordenons e un pianoforte verticale, sommerso da gente ignara, sfilano regali della sua storia personale. Peccato per chi ha abbandonato prima della fine: la sua voce sporca e incerta che canta al pianoforte Stiamo qua abbracciati ad aspettare la sera, e se mi guardi io non ti vedo, ma mi ricordo del nostro amore, stiamo qua messi qua, ad aspettare la sera è da pura estasi.È

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