Caporetto-Friuli, la disfatta delle Poste: 75 lettere mai arrivate dopo due mesi

GEMONA. Il confine con l’Italia è aperto dal 1° maggio 2004, ma la Slovenia, evidentemente, è molto più lontana di quanto dicano la geografia e la geopolitica dell’Europa. Ad accorgersene, a proprie spese, i soci del Circolo filatelico numismatico gemonese, che attendono da due mesi le lettere con la tessera 2018, spedite il 6 febbraio scorso.
«Che c’entra la Slovenia?» si dirà. C’entra, perché il presidente del circolo, Luciano Vale, aveva spedito le 77 lettere da Caporetto, a una manciata di chilometri dal confine. Non per una trovata eccentrica né per risparmiare sul bollo, quanto per utilizzare i francobolli celebrativi che nel 2016 le poste slovene – contrariamente a quelle italiane – avevano deciso di dedicare al 40° anniversario del terremoto del Friuli, raffiguranti il duomo di Gemona prima e dopo la ricostruzione.
Voleva essere un modo per impreziosire le lettere con il bollo e il timbro sloveno, ne è nato invece un nuovo pomo della discordia tra le Poste e i circoli filatelici della regione, già delusi due anni fa, se non arrabbiati, per il rifiuto opposto alla proposta di un francobollo italiano per il 40° del sisma. Se nel 2016 quel no venne motivato con l’esigenza di una ricorrenza più “tonda” e altisonante (vedi i bolli del 2008 e del 2015 per centenari dei terremoti di Messina e della Marsica), oggi è molto più difficile spiegare perché 75 di quelle 77 lettere spedite ai soci del circolo non siano ancora arrivate a destinazione.
«Per le nostre poste è una Caporetto – ironizza il presidente Luciano Vale – . Cosa dobbiamo dire e cosa possiamo pensare di un servizio che risulta essere il peggiore d’Europa? Abbiamo telefonato ai responsabili locali della distribuzione di Poste Italiane e l’unica risposta alle nostre lamentele è stata quella di dichiarare che Milano, punto di raccolta e distribuzione della posta per e dall’estero, è il tallone d’Achille di tutta l’organizzazione».
Già, Milano: il servizio di recapito, per chi non lo sapesse, è imperniato su alcuni grandi poli di smistamento, i cosiddetti “hub”. E come una lettera destinata da Udine a Udine non viene trattenuta in città, ma inviata a Padova e poi reindirizzata in Friuli, allo stesso modo una spedizione proveniente dall’estero deve raggiungere l’hub di competenza per la posta internazionale, in questo caso Milano, per poi arrivare alla destinazione finale. Anche a costo di ripercorrere a ritroso la stessa strada fatta all’andata, come nel caso delle lettere spedite da Caporetto, che dista appena una sessantina di chilometri da Gemona.
Per quanto tortuoso sia o possa sembrare, il percorso non è tale da giustificare due mesi per il recapito. Anche perché il ritardo, nel caso in questione, sembra totalmente da addebitare alla sponda italiana.
Ad avvalorare questa tesi anche un test condotto oltreconfine, poco più di un anno fa, da un altro circolo filatelico della nostra regione, concluso con una promozione a pieni voti delle poste slovene: «Nel dicembre del 2016 – spiega ancora Vale – i responsabili del circolo di Tarcento spedirono da Nova Gorica una lettera a diversi circoli europei, proprio per avere una verifica sui tempi di consegna delle spedizioni internazionali: entro i primi quattro giorni le lettere erano già state recapitate, oltre che in Slovenia, anche in Austria, Svizzera, Francia e Lichtenstein, in una settimana o poco più in Repubblica Ceca e Germania, in due settimane in Finlandia».
Solo l’Italia, a quanto pare, preferisce prendersela più comoda.
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