Caos mascherine, farmacisti in subbuglio per il prezzo imposto: "Per noi è una beffa"

UDINE. Non c’è pace per le mascherine chirurgiche. Prima le difficoltà per reperirle, poi le polemiche sul prezzo calmierato. I farmacisti sono in subbuglio anche in Friuli, a Udine come a Pordenone.
Le persone spesso sono confuse e si gettano o sulle più costose Fftp2 o su quelle lavabili. Anche perché, dopo la scelta del “prezzo di Stato” fissato a 50 centesimi, trovarle sta diventando un’impresa.
Nonostante le rassicurazioni provenienti da Roma, con il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, che annuncia un accordo con l'Ordine dei farmacisti, Federfarma e Assofarm per un ristoro riservato a quelle farmacie che hanno acquistato mascherine e dispositivi di protezione a un prezzo superiore ai 50 centesimi, c’è chi preferisce non fidarsi.
E nell’attesa di vedere l’intesa nero su bianco, le mascherine chirurgiche le tiene in magazzino. «Le chirurgiche le abbiamo terminate», assicurano dalla farmacia Alla Loggia di piazza Libertà.
In quel momento una signora con un cane si avvicina e chiede di poter acquistare un dispositivo di sicurezza: «Ci sono quelle lavabili e le Fftp2», si sente rispondere da chi c’è dietro al bancone.
«Le prime costano 4,50, le seconde 8 euro». Qui, come in molte altre farmacie di Udine, del prezzo calmierato non c’è traccia. Anche perché, spesso, le persone si sentono più sicure con i dispositivi più cari.
La signora in questione esce dalla farmacia dopo aver speso più di 20 euro per due mascherine Fftp2 e due confezioni di gel igienizzante.
«Le chirurgiche le abbiamo trovate a 90 centesimi, non vedo perché dovremmo venderle a un prezzo notevolmente inferiore e rimetterci dei soldi».
Il leit motive nei punti vendita della città è lo stesso un po’ ovunque. Nessuna traccia delle chirurgiche né alla farmacia Cadamuro di via Mercatovecchio, né alla Del Monte di via Del Monte.
«Non le abbiamo e chi le ha, per il momento, preferisce tenerle da parte per capire come evolverà la situazione», ammette la farmacista.
Una questione su cui il presidente dell’Ordine dei Farmacisti Fvg, Gabriele Beltrame, è netto: «Dopo la firma dell’ordinanza, la vendita al pubblico delle mascherine cosiddette chirurgiche Uni En 14683 deve essere di 0,61 euro (0,50 centesimi più Iva). Usare un altro prezzo significa infrangere la legge e incorrere in sanzioni».
Beltrame è consapevole del disagio che la categoria sta subendo, dopo aver fatto i salti mortali per reperire sul mercato le mascherine e averle pagate molto di più di 50 centesimi a pezzo.
«Abbiamo ricevuto rassicurazioni da Federfarma sul raggiungimento di un accordo con il commissario Arcuri per sopperire alla differenza di costo pagato da molte farmacie per l’acquisto delle mascherine, e il prezzo di vendita.
Un accordo nel quale si fa cenno in modo vago alle iniziative governative, ed è per questo che posso comprendere se qualche collega decide di tenere i dispositivi in magazzino, pur arrecando un disagio alla popolazione. Ci troviamo tra l’incudine e il martello».
Beltrame non nasconde il fatto che la situazione avrebbe potuto essere gestita meglio dal governo e dal commissario: «Siamo stati noi farmacisti a chiedere un prezzo imposto già dieci giorni fa – racconta – perché volevamo evitare che qualcuno pensasse ad azioni di sfruttamento o di speculazione da parte della nostra categoria, nei confronti delle persone in stato di bisogno.
Ma questo prezzo andava convenuto, per garantire una vendita a un prezzo calmierato con la possibilità, però, per i farmacisti, di non rimetterci nulla.
Ci sono casi – precisa Beltrame – in cui alcuni colleghi hanno speso risorse ingenti per reperire le mascherine con l’obiettivo di rispondere alle richieste dei clienti preoccupati per la situazione venutasi a creare e, che ora, ordinanza alla mano, si sentono beffati».
Il presidente dell’Ordine Fvg lo considera un vero e proprio colpo basso nei confronti della categoria da lui rappresentata: «Siamo pronti a distribuire anche gratuitamente le mascherine, se ce le forniscono – conclude Beltrame – e tutto per il bene dei cittadini. Ma non possiamo accettare di essere prima costretti a reperire con grande difficoltà i dispositivi di protezione dai fornitori, e poi essere costretti a rivenderli a metà del prezzo di costo. Questa si chiama beffa».
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