Cancellato l’ufficio scolastico regionale

Il ministro Carrozza accorpa la struttura del Fvg al Veneto, unico caso al Nord. Tagli anche in Umbria, Molise e Basilicata

UDINE. Il ministero dell’Istruzione cancella l’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia. Ieri è stata presentata la bozza del Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) che riorganizza il Miur tagliando quattro strutture scolastiche di altrettante regioni: Fvg, Umbria, Molise e Basilicata. Un provvedimento che sull’altare della spending review sacrifica la specificità regionale insieme al riferimento territoriale per organizzazioni sindacali, le associazioni dei disabili, i lavoratori e gli studenti. La longa manus del Miur, infatti, si fermerà al Veneto perché lì avrà sede il nuovo ufficio scolastico interregionale pensato dal ministro Maria Chiara Carrozza.

Insomma, il ministero dell’Istruzione stringe la cinghia. Da tempo era nell’aria la necessità di tagliare i dirigenti. Ma la speranza che circolava negli ambienti della scuola era che a saltare fossero i dipartimenti ministeriali. Invece pagherà il territorio. La notizia filtra nella serata di ieri dopo che, nella mattinata, la bozza è discussa con gli addetti alla Funzione pubblica. Il tempo di un “amen” e le organizzazioni sindacali della scuola sono già in subbuglio.

L’assessore regionale all’Istruzione, Loredana Panariti, aveva già avuto modo di manifestare il suo “niet”, quando la notizia era soltanto nell’aria. Ma ora i sindacati attendono che sia la presidente Fvg Debora Serracchiani a prendere posizione contro quello che già definiscono un «disastro per il nostro territorio».

La soppressione di quattro Usr non è l’unica novità contenuta nella bozza del decreto. Nascono tre dipartimenti, ciascuno articolato in tre direzioni generali. Il primo, il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, mantiene le competenze attuali e di fatto riunisce quelle già espletate dalla direzione generale per l’Istruzione e formazione tecnica superiore già soppressa, con la direzione generale degli Ordinamenti, che riunisce tutti gli ordini di scuola. Un notevole cambiamento riguarda invece gli altri due dipartimenti.

Nel secondo, il Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca, scompare la direzione generale per l’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam), le cui competenze sono spalmate nelle tre direzioni istituite. Subisce poi una notevole trasformazione il terzo Dipartimento in esame, quello per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali. Viene soppressa la direzione generale Risorse finanziarie e le competenze sono distribuite tra le nuove direzioni. Inoltre, tutte le competenze relative ai Contratti e agli acquisti vanno alla direzione generale che attualmente si occupa dei Sistemi informativi e che, con lo stesso numero di uffici, dovrà curare la gestione amministrativa e contabile delle attività strumentali, contrattuali di carattere generale e consulenza per l’amministrazione periferica.

A livello territoriale, come detto, sono soppressi quattro Uffici scolastici regionali (Fvg, Umbria, Molise, Basilicata) e istituiti altrettanti Uffici Interregionali: Veneto e Friuli (sic, nella dicitura ministeriale manca “Venezia Giulia”), Marche e Umbria, Abruzzo e Molise e Puglia e Basilicata. Rispetto al precedente decreto è stata “salvata” la Liguria che, stando agli studi dello stesso ministero, risultava «alquanto “pesante” con cinque province». Non si è invece tenuto conto della complessità del Fvg che ha delle caratteristiche molto particolari e sicuramente assai diverse rispetto al Veneto, dal multilinguismo al territorio montano, fino a istituti comprensivi molto corposi dal punto di vista numerico.

Ma c’è di più. Perché il decreto indica in modo esplicito anche la sede dell’Ufficio interregionale. Nel caso del Fvg sarà in Veneto (al momento la direzione dell’Usr è vacante) perché è la regione con il maggior numero di studenti. Il decreto risponde non solo all’applicazione della spending review, che di fatto prevede il ridimensionamento degli organici, ma cerca di adeguare la struttura del dicastero al programma che il ministro Carrozza ha illustrato alle Camere e che intende attuare.

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