Campanile spostato a Vigonovo La storia svelata dalle mappe

LA STORIA
Sorprese sulle mappe storiche di Vigonovo: il campanile della parrocchiale risulta sul lato opposto nel rilievo austroungarico datato 1831.
«Siamo di fronte a documenti straordinari – ha segnalato il consigliere comunale di Fontanafredda Adriana Del Tedesco – . La mappa austroungarica ottocentesca offre una prospettiva nuova sul territorio, precedente all’unificazione tra Vigonovo e Fontanafredda, dopo il passaggio di Napoleone. Dall’analisi del documento emerge che il campanile della chiesa di Vigonovo si trova sul lato opposto rispetto all’attuale».
Le mappe sono conservate nell’Archivio di Stato a Pordenone, che merita una visita anche per la presenza dei registri notarili, i quali propogono spaccati interessanti della storia locale: aspetti legati alla vita di ogni giorno, affari compresi. A Fontanafredda si spazia tra il 1774 e il 1804, a Vigonovo ci si addentra più nel passato. Le mappe e le carte geografiche danno un’idea narrativa di un itinerario, di storie e di racconti: lo insegna Italo Calvino nei suoi atlanti immaginari e lo confermano i documenti del territorio. Per esempio, le mappe dei fondi catastali nell’area compresa tra Vigonovo e Sacile sono molto di più di una documentazione tecnico-amministrativa. «Un itinerario nel tempo e nello spazio della nostra microstoria – suggerisce Del Tedesco – . Una storia tutta da conoscere per tutelare la bellezza e la realtà del patrimonio che ci circonda».
Gli Archivi di Stato conservano la storia dell’emigrazione in America Latina e non solo, sottolineano gli esperti di storia locale. Si tratta di uno dei principali strumenti per analizzare il fenomeno, che dopo l’unità d’Italia e nei successivi cent’anni toccò l’apice nell’area liventina, da Fontanafredda a Sacile, Caneva e nella pedemontana. Tra i documenti consultabili c’è lo speciale fondo archivistico legato alle liste di leva dei nati tra il 1884 e il 1948, il quale offre ulteriori spunti sull’emigrazione a nordest.
Per saperne di più c’è un sito internet cui fare riferimento (sias.archivi.beniculturali.it.). —
C.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto