Camera di consiglio da lunedì sera
Così vivranno i giurati le ore prima del verdetto. Rigoni Stern: abbiamo argomentazioni forti

I giudici della Corte d’assise di Udine si ritireranno in camera di consiglio lunedì sera, al termine dell’ultima giornata di repliche in cui prenderanno la parola le parti civili e poi la difesa, per le contro-repliche. L’attesa per la sentenza si preannuncia lunga, vista la complessità del processo. La Corte, presieduta da Angelica Di Silvestre, giudice
a latere
Alessio Vernì, dovrà infatti vagliare un enorme mole di dati: centinaia di testimonianze e documenti, fra video, chat whatsapp, intercettazioni ambientali e telefoniche, migliaia di pagine di trascrizioni.
Chiusa l’udienza del 6 novembre i sei giudici popolari titolari, con una valigia al seguito, saranno condotti in un luogo segreto e protetto, come una caserma, per esempio, dal quale non potranno più uscire se non con la sentenza. Si prospetta da quel momento in poi, per loro una lunga notte chini a studiare le carte del processo. Durante la camera di consiglio non potranno avere contatti o telefonate con l’esterno. I pasti verranno serviti loro nel luogo protetto, dove pernotteranno anche per la notte. Non si sa a che ora potrebbero giungere al verdetto unanime. Martedì i giudici ricominceranno a confrontarsi. I giudici popolari di riserva, invece, che hanno affiancato i colleghi con la fascia tricolore per l’intera durata del processo, pronti a sostituire titolari impossibilitati a proseguire l’incarico, usciranno di scena al termine dell’ultima udienza.
Lunedì, dalle 9, invece, in Corte d’assise a Udine sarà la volta delle valutazioni degli avvocati di parte civile Serena Gasperini, Carla Sgarito, Antonio Cozza e Giacomo Triolo, legali delle famiglie delle vittime. Chiuderanno la giornata i legali dell’imputato Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito.
La difesa di Giosuè Ruotolo anticipa che saranno molti i temi che intende sviluppare. «Il pm e le parti civili – ha commentato l’avvocato Rigoni Stern, affiancato in udienza dal collega di studio Federico Menegardi – hanno fatto controdeduzioni dove hanno introdotto anche elementi e circostanze nuove sulle quali andremo a replicare. Sono convinti della solidità di un movente che non esiste, fatto sul quale abbiamo già ampiamente argomentato, come è diritto della difesa. Dire, come ha fatto il pm, che buttiamo polvere negli occhi della Corte significa mancare di rispetto a chi sta ricoprendo l’ufficio di difensore dell’imputato, perché abbiamo portato argomentazioni forti, che evidentemente hanno dato fastidio».
La difesa ha approfondito poi la ricostruzione della scena del crimine. «A questo movente inconsistente, basato su dichiarazioni smentite dai fatti nel corso del dibattimento – ha aggiunto l’avvocato Roberto Rigoni Stern – viene associata una scena del delitto che è ancora di più la dimostrazione di quanto non si possa affermare la presenza dell’imputato nel momento in cui l’omicidio ebbe a compiersi».
(i.p.)
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