Cambiamonete svuotati con le banconote finte

Pordenone, condannati per frode informatica. Prosciolti per gli episodi senza querela. Loro si dichiarano vittime di un errore giudiziario

PORDENONE. Nell’estate del 2014 in sei locali dotati di slot fra Pordenone, Porcia, Sacile e Brugnera, i cambiamonete furono svuotati inserendo banconote da 50 euro con impressa la scritta “fac-simile”, per un danno complessivo di circa 1.500 euro.

In un hotel a Lignano Sabbiadoro furono bloccati dai carabinieri Fausto Improta, 53 anni, e Salvatore Sparano, 24 anni, entrambi napoletani originari del quartiere di Scampia. A bordo dell’auto (di proprietà di un terzo, non indagato), sulla quale viaggiavano furono rinvenute altre banconote facsimile.

Da qui il collegamento con l’indagine pordenonese. I detective dell’Arma hanno peraltro accertato che i due conoscenti avevano giocato alle slot nei locali in questione, come confermato dalle immagini delle telecamere.

Per la seconda volta è stato celebrato il processo sul caso in riva al Noncello. Il primo si era concluso con un’ordinanza: il giudice trasmetteva gli atti al pm, proponendo la riqualificazione dei fatti da furto a truffa semplice e eccependo sulla competenza territoriale, Udine e non Pordenone.

Il giudice monocratico Piera Binotto ha riqualificato il reato da furto con destrezza a truffa informatica, accogliendo in tal senso l’istanza della difesa, e ha condannato gli imputati, difesi dall’avvocato Carlo De Benedictis solo per cinque capi di imputazione su sei, prosciogliendoli invece per assenza di querela dall’episodio relativo all’autogrill di Brugnera sulla A28.

Improta è stato condannato a un anno di reclusione e mille euro di multa, Sparano a 8 mesi di reclusione e 600 euro di multa, quest’ultimo con pena sospesa.

I due imputati, però, si sono proclamati estranei ai fatti contestati. Sparano ha reso esame, mentre Improta si è limitato a dichiarazioni spontanee. Entrambi hanno evidenziato come a causa di quel controllo dei carabinieri a Latisana siano stati automaticamente associati ad altre indagini analoghe: a Brescia e a Isernia, però, sono stati scagionati.

Sparano ha chiarito di condividere con Improta all’epoca il vizio del gioco. Fresco di diploma Sparano era venuto in Fvg nel 2014 per cercare un lavoro estivo e con l’amico di famiglia aveva venduto porta a porta un campionario di jeans procuratogli dal papà.

Nei loro giri, sono capitati al Friend’s cafè di Porcia, al bar Express di Sacile (dove però un cliente, sospetto ad avviso della difesa, ha offerto a Sparano monete in cambio di banconote), al Lady bug di Sacile e all’autogrill di Brugnera sulla A28.

Sparano ha negato di essere invece entrato al bar Giulia di Sacile e al Binario 9 e tre quarti a Pordenone. La difesa è pronta all’appello. L’avvocato De Benedictis ha sottolineato come le riprese video scagionino i suoi assistiti: non si avvicinano mai ai cambiamonete, ma giocano solo alle slot.

La difesa ha sollevato il dubbio che possano essere stati altri avventori a commettere il reato. I cambiasoldi, poi, non sono stati aperti il giorno in cui i due avventori napoletani sono transitati nei locali, ma diversi giorni dopo. Impossibile, dunque, attribuire loro i colpi.

Quanto al riconoscimento fotografico, una testimone ha fornito una descrizione di due avventori diversa da quella dei due imputati. Il ricorso in appello è già scritto. —

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto