Caffè Vienna e cinesi di via XXX aprile gettano la spugna

I margini di guadagno si riducono, le spese no. Sono anche i costi alti – affitto in testa – a spingere le aziende del commercio a mollare. E così, se nel salotto buono della città le vetrine restano vuote per periodi più lunghi rispetto al passato, la cintura che circonda i corsi e piazza XX settembre, è sempre la più sfilacciata. E le vetrine collezionano anni di buio.
La zona più desolante è il ring. Se il deserto di viale Marconi ormai non fa più notizia – la ristrutturazione dei vecchi palazzi ha reso solo più evidente il vuoto delle superfici commerciali – in viale Dante e via Oberdan non si respira un’aria tanto più salubre. E pezzi iniziano a perdersi anche in vie che dovrebbero appartenere a pieno titolo al centro, come via Cavallotti e viale Trento. Da qualche giorno ha chiuso il Caffè Vienna di via Cavallotti e pare che non ci siano attività pronte a subentrare. In viale Trento è vuoto ormai da qualche mese il locale che tante polemiche ha generato gestione dopo gestione: prima african shop poi bar e negozio insieme. Rumori e comportamenti irrispettosi dei clienti sono stati al centro di una vera e propria battaglia portata avanti dai cittadini. I residenti vivono sicuramente meglio, ma la via ha acquisito un locale sfitto in più. In via XXX aprile, proprio davanti a Tessar, all’imbocco con lo storico corso Garibaldi, vetrine vuote si affacciano sulla strada.
«Il ring e viale Trento sono due aree critiche, che necessiterebbero di riqualificazione – analizza Andrea Malacart di Sviluppo e territorio -. Lavoriamo ad alcuni progetti anche per incidere sull’affitto e spingere da una parte i proprietari a non tenere gli edifici vuoti, dall’altra i giovani a tentare nuove iniziative imprenditoriali magari beneficiando di sgravi fiscali». Un percorso «che coinvolge anche le amministrazioni locali».
E se in attesa dei benefici attesi dal Pisus – il progetto europeo che dovrebbe liberare risorse per riqualificare le realtà urbane e quindi rilanciare anche le attività economiche – c’è chi si riconverte da solo. E’ il caso dell’imprenditoria cinese che, abbandonato l’abbigliamento (restano solo i punti vendita di viale Marconi e viale Trento), punta sull’estetica. I parrucchieri – in viale Marconi il caso più “riuscito” – diventano anche estetisti (dalla manicure alla ceretta alla ricostruzione unghie). Per non parlare dei chiacchierati centri massaggi, antidoto “orientale” alla crisi.
Martina Milia
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