Caffè chiuso e poi riaperto: cambi in vista al Longobardo

CIVIDALE. Chiuso, improvvisamente, nel pomeriggio di mercoledì - sotto gli occhi di diversi cividalesi, che in un attimo hanno generato il tamtam del caso - e riaperto, poi, ieri mattina, come se niente fosse successo. Il Caffé Longobardo, uno dei due locali storici per eccellenza della città ducale, tappa quotidiana per moltissimi residenti e meta pressoché obbligata per i turisti, è al centro di una vicenda dai contorni non ancora ben definiti: di qui il fiorire delle congetture popolari e il proliferare - anche sui social - di "letture" e interpretazioni.
Parrebbe che nei confronti dei gestori dell'esercizio affacciato su piazza Paolo Diacono (affittuari, non proprietari degli spazi) sia stato emesso un provvedimento di carattere giudiziale, come attesterebbe l'intervento dell'ufficiale giudiziario; una conferma, in tal senso, arriva dalla Compagnia dei Carabinieri di Cividale, una cui pattuglia è stata notata a ridosso del Caffé.
L'Arma, tuttavia - rendono noto dalla stazione -, non ha giocato un ruolo attivo nella procedura: è stata infatti chiamata dagli stessi locatari, che avevano dei dubbi sulla situazione venutasi a creare. Il risultato, ad ogni modo, è stato la chiusura del Longobardo, che di punto in bianco ha sprangato le serrande.
Si era pensato a un'azione definitiva ma ieri mattina, come detto, è arrivata la sorpresa, che ha lasciato interdetti parecchi residenti e ha conseguentemente originato un'ulteriore ondata di quesiti: il bar ha regolarmente aperto, erogando i consueti servizi. Dai titolari del Caffé, che hanno preferito non rilasciare dichiarazioni, nessuna spiegazione. Dall'assessorato comunale alle attività produttive informazioni generiche, che tratteggiano un quadro solo ufficioso: ne emerge che già dall'estate circolavano voci di un cambio di gestione e che sarebbe allo studio una soluzione. Si parla, al riguardo, di una grossa società (l'udinese Niù? Così si dice) interessata a rilevare sia il Longobardo che l'attigua pizzeria-ristorante "Al Duca", chiusa dai primi giorni di gennaio (per quanto al Comune non sia pervenuta in merito alcuna comunicazione formale).
Nell'insieme, insomma, panorama nebuloso, che lascia nell'incertezza sulle sorti del prestigioso Caffé: chiuderà effettivamente, in vista in un cambio al "comando"? E, nel caso, quando? Mistero, allo stato attuale. Analoga vaghezza sul futuro di altri due pubblici esercizi ormai "ex", uno di vecchia data e il secondo di recente attivazione: quest'ultimo, il Mun (il bistrot inaugurato meno di due anni fa nel complesso che ospita la Coop), è in disarmo da qualche tempo, in attesa di un subentro. Il primo, invece, è il bar Ristori, in via Conciliazione: da alcune settimane anch'esso - che con il Longobardo spartisce un pezzo di passato: sono accomunati, gli esercizi, dalle felicissime stagioni "targate" Rudy Forgiarini - non è più in attività.
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