Caccia, sulle licenze fioccano i ricorsi al Tar

UDINE. Affilano le armi gli aspiranti cacciatori che si sono visti respingere all’esame orale di abilitazione all’attività venatoria dalla competente commissione provinciale.
Dopo aver presentato in Procura una serie di esposti per segnalare quelle che ritengono “anomalie” procedurali, si preparano ora a chiedere un atto di autotutela alla Provincia di Udine teso a verificare la validità e correttezza dell’iter d’esame in questo primo semestre dell’anno.
La richiesta poggia su solide convinzioni. E cioè, che una volta avviata l’indagine interna a palazzo Belgrado, emerga la prima falla. Prima di una serie, almeno a sentire chi si è rivolto agli inquirenti, ma di per sé sufficiente ad invalidare l’intero iter. Secondo quanto riportato dai candidati infatti «nessuno dei 52 aspiranti cacciatori iscritti al corso teorico organizzato dalla Provincia a Pasian di Prato aveva i requisiti per essere ammesso alle tre prove d’esame».
Nessuno infatti avrebbe frequentato la soglia minima delle 30 ore previste per il passaggio alla fase successiva. I tredici incontri da tre ore l’uno in cui si articola il corso si sarebbero tutti conclusi anzitempo: non già come previsto alle 21, ma alle 20.15, per necessità del “docente” di recarsi in stazione a prendere il treno. Se questo “sconto”, reiterato, di 45 minuti dovesse essere accertato verrebbe a mancare il requisito della frequenza minima.
La richiesta di un accertamento interno sarà come detto avanzata già lunedì dai diretti interessati ma rischia di non essere l’unica. La notizia degli esposti è rimbalzata ai quattro angoli del mondo venatorio regionale dove c’è chi sta valutando l’ipotesi di consegnare la partita al Tar. Ipotesi, che non commenta il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, limitandosi a ricordare che dal primo di giugno le competenze di caccia e pesca sono passate alla Regione.
«Sarà lei a decidere se queste cose funzionano o meno. Io la caccia e l’attività della commissione non le conosco più di tanto. Sono materia dell’assessore Mario Quai». Che pure, lo scorso mese di dicembre, non ha firmato - ma votato sì - la proposta di delibera per il rinnovo della commissione.
A portarla in giunta è stato infatti Fontanini chiedendo al suo esecutivo di riconfermare tutti i membri: Lorenzo Tosolini (presidente), Gabriele Carnelutti, Luciano Cucignato, Giambattista Turridano e Piero Ottogalli (segretario). Tra Quai e Fontanini questa vicenda si è detto aver suscitato qualche mal di pancia, che però ieri il presidente ieri ha smentito. «Nessuna frizione», ha tenuto a precisare. Quanto agli esposti ha poi aggiunto: «Succede anche alle superiori che si abbia da ridire sull’operato di una commissione. Sono un’insegnante, so come vanno queste cose, non è la prima volta che succedono. In ogni caso i nostri funzionari si sono essi stessi rivolti alla Procura, che ora sarà chiamata a verificare».
A proposito del lavoro degli inquirenti va detto che la fuga di notizie circa gli esposti e le indagini avviate sono state tutt’altro che gradite dal Procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo, secondo il quale «così si è uccisa l’indagine in culla. Il fascicolo è morto perché con le parole non si costruisce un’imputazione. Chi potesse aver commesso i reati segnalati ha ricevuto un colossale favore».
Il primo round sembra dunque finire uno a zero per gli ipotetici sospettati. Ma la partita è destinata a proseguire. Di certo a far ancora molto parlare. Specie nel merito.
Se delle accuse Paolo Viezzi, presidente di Federcaccia Fvg, ieri non è voluto entrare, non ha nascosto però le sue perplessità circa la composizione della commissione provinciale che la sua associazione aveva chiesto infatti di rinnovare. Almeno parzialmente. Considerato che da quasi dieci anni a comporla erano le stesse persone e che la scadenza del mandato a febbraio di quest’anno offriva l’occasione per una rotazione. «Anche per evitare situazioni come quelle che poi si sono verificate», butta là Viezzi.
«Il rinnovo tout court della commissione da parte della presidenza, senza nemmeno interpellare l’associazione, ci ha sorpresi - ammette il leader dei cacciatori -, tanto più perché ad istruirla è stato Fontanini in persona», sottolinea Viezzi che non nasconde d’altro canto le sue perplessità sulla posizione di Ottogalli.
Funzionario provinciale e al tempo stesso componente della commissione (i cui membri percepiscono 80 euro di gettone a seduta). La Regione potrebbe ora decidere di cambiare. Venuta in possesso delle competenze in materia di caccia potrebbe azzerare la commissione e ricostituirla. Sviluppo che Viezzi auspica.
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