Bullara: indimenticabile lo spareggio con la Stefanel

«I derby, in particolare quelli contro Trieste, erano sicuramente le partite che noi giocatori sentivamo di più. Io, in particolare, mi esaltavo in quei momenti. Era una questione di rivalità sportiva e anche di campanilismo. Ricordo tante sfide ad alta tensione ma nessuna supera lo spareggio per la salvezza del 1987 a Bologna». È il 21 marzo del 1987 quando va in scena sul campo neutro di Bologna una delle partite più drammatiche – sportivamente parlando – della storia del basket goriziano: ad aprire l’album dei ricordi su quel confronto “thriller” è Roberto Bullara, all’epoca uno dei punti di forza della Segafredo Gorizia, oggi fresco cinquantenne ma tuttora in grado di incendiare le retine nei match di categoria “over” grazie al suo mortifero tiro da fuori che ai bei tempi contribuì a fargli guadagnare anche la nazionale.
Dopo aver lasciato Gorizia nell’ ’89 e aver disputato eccellenti campionati in A1 con Reggio Calabria e poi con Verona (vincendo anche una Korac e una supercoppa) Bullara ha giocato due stagioni tra Trieste e Reggio Emilia prima di stabilirsi definitivamente con la famiglia a Gorizia dove abita tuttora nel cuore del centro storico, in via Rastello.
«Sono nato a Pordenone ma vivo qui da quando avevo 18 anni e mi sento a tutti gli effetti goriziano» premette Roberto che torna subito con la memoria a quel derby infuocato di 27 anni fa. «Già giocarsi tutta una stagione in una sola partita obbliga a sopportare una tensione enorme – sottolinea l’ex guardia della Segafredo -. Immaginarsi cosa significava per noi uno spareggio salvezza proprio contro Trieste. Un derby che valeva la sopravvivenza. Insomma, era impossibile caricare una partita di maggiori pressioni. Inoltre c’era l’incognita del campo neutro. Ricordo le giornate e le ore prima della palla a due. La tensione era altissima ma riuscimmo a gestire meglio della Stefanel il fattore psicologico. All’inizio andammo in svantaggio finendo sotto anche di 12 ma poi, dopo il nervosismo iniziale, rimontammo e nel finale giocammo bene, restando calmi nonostante il clima arroventato di quella sfida. Le partite-spareggio sono sempre un terno al lotto ma in quell’occasione vincemmo davvero con merito».
Tuttora Bullara è ricordato dai tifosi come uno dei giocatori simbolo della pallacanestro goriziana degli anni ’80. «Ero arrivato qui nell’ ’82 nella San Benedetto allora in serie A1 – racconta -. Per me Gorizia ha rappresentato il contesto ideale per giocare e maturare, soprattutto all’inizio con coach Giancarlo Primo quando avevo appena 19 anni. Sono state stagioni con tanti momenti belli. Giocare davanti a un pubblico competente e appassionato come quello goriziano era uno stimolo e un motivo di soddisfazione».
Bullara è tornato a giocare brevemente in maglia goriziana nel 2010, in serie C, facendo in tempo ad affrontare il figlio Federico in un altro derby: la sfida era fra Nuova Pallacanestro Gorizia e Nuovo Basket Udine dove giocava “Bull junior”. «Sono stati momenti divertenti e anche emozionanti, non capita spesso di giocare contro il proprio figlio in una partita di campionato» ricorda Roberto che in questi anni si è tolto parecchie soddisfazioni nelle nazionali over, disputando tornei in giro per il mondo (compreso un mondiale over 45 vinto in Brasile nel 2011) ma tenendo sempre la “sua” Gorizia come punto fermo.
«Oggi, purtroppo, gli anni d’oro sono lontani – sospira - ma spero che la pallacanestro d’alto livello possa tornare, e lo dico ovviamente senza sminuire il buon lavoro che sta facendo l’Ardita. Gorizia è una piazza che merita di stare nella massima serie, è stata una culla di questo sport e la passione dei tifosi ha pochi eguali». (pi.ta.)
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