Buche nelle strade in centro storico a Udine: negozianti infuriati - La mappa

Cubetti di porfido saltati e cedimenti nell’area tra le vie Cortazzis e Superiore. I commercianti contro il Comune: «Pensa solo a Mercatovecchio e Upim». Nella mappa i tratti in cui la viabilità urbana è più compromessa

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UDINE. Mattonelle sparse qua e là, asfalto rovinato, buche e profondi avvallamenti. Ecco in quali condizioni versa il manto stradale del centro storico udinese ricoperto dal porfido. Da via Poscolle a via Aquileia. Da via Grazzano a via Superiore. Sono numerose le segnalazioni giunte in redazione in questi giorni da parte di negozianti costretti alle volte a sostituirsi in maniera improvvisata agli operai comunali per posare pietre e cubetti.



L’allarme parte dal direttivo di Udineidea. Marco Bortolin segnala il dissesto in via Cortazzis «dove assistiamo a una situazione indegna che va contro ogni principio del centro storico. Qui sarebbe da rifare tutta la pavimentazione – ci dice mostrando alcune foto –. Ci sono negozi che hanno investito in questa zona per attirare clienti e ora sono costretti ad esporre non scarpe e vestiti ma segnali di attenzione perché gli avvallamenti hanno creato gradini pericolosi per i pedoni. Avevo un progetto in piedi all’angolo con via dell’Erbe ma mi sa che ci rinuncerò».


«Da un decennio ormai – tuona – andiamo avanti di rattoppi continui. È urgente trovare subito una soluzione perché siamo di fronte al degrado. E pensare che il sindaco Honsell durante una trasmissione televisiva a cui ero ospite a gennaio aveva promesso di sistemare tutto nell’arco di tre mesi. Si discute solo di via Mercatovecchio e dello stabile dell’ex Upim».


Ci spostiamo in via Poscolle. Al Coco Crazy Caramelleria ci spiegano come «capita spesso di vedere ciclisti che rovinano a terra dopo aver toccato qualche cubetto fuori posto. È pericoloso perché la strada è trafficata. Ci sono molte auto». A “Le Dolcezze” di via Savorgnana l’esercente ci indica un gruppo di mattonelle appoggiate a ridosso delle marciapiede.

«Sono lì da mesi», dice «pronte per l’uso». Alla domanda se sia meglio chiudere il traffico alle auto, principale causa dello spostamento di queste pietre la negoziante obietta. «Se ci tolgono anche quelle possiamo chiudere». Il barbiere Vincenzo Ragozzino, che di recente ha aperto il proprio salone in via Moro, ha segnalato da tempo alcuni danneggiamenti al manto stradale.

«Sono intervenuti e ora è peggio di prima – commenta –. Quello che chiedo ai nostri amministratori è di non pensare solo alle grandi opere. Serve un progetto di riqualificazione della città a partire dai marciapiedi e dalle strade». Ornella Copetti che gestisce il centro estetico Make Up all’angolo tra via Rauscedo e via San Francesco dichiara: «Ogni giorno abbiamo a che fare con questi “cubetti vaganti”. Li metto ai lati del marciapiede e rimangono lì per mesi».

All’inizio di via Grazzano i residenti attirano la nostra attenzione. Alcuni di loro li troviamo al Fari Vecjo, nota locanda, e ci fanno vedere le foto scattate durante una giornata di pioggia. I buchi diventano dei “laghetti artificiali”, come li definiscono. «E per non far entrare acqua nei locali – dice il titolare Simone Lugano – siamo costretti a mettere delle barriere o esporre dei cartelli. Ci hanno promesso dei lavori e speriamo che partano al più presto».

In via Aquileia gli scooteristi fanno slalom per evitare le buche. Un edicolante ci indica un punto dove la strada ha avuto un cedimento di circa 20 centimetri. Angelo Ruocco del bar Milanese teme nuovi cantieri. «Se chiudono per sette mesi come l’ultima volta siamo fritti. Perdiamo tutto il fatturato. Noi viviamo grazie al passaggio delle auto e degli autobus. Dieci anni fa – indica – avevano fatto un po’ di manutenzione ma poi era tornato tutto come prima. Non ha senso. Meglio lasciare così».

Concludiamo il nostro viaggio in via Superiore e accompagnati da una residente entriamo nel locale “Quinte Mure” dove sono state raccolte quasi un centinaio di firme per rifare la strada. «Qua abbiamo buche profonde. Quando piove si creano pozzanghere enormi – dicono Marco De Toni e Lorena Persello – davanti al nostro esercizio. Non capiamo perché dobbiamo essere l’ultima ruota del carro. Eppure ci troviamo vicino a porta Villalta in uno degli angoli più belli della città».

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