Bpvi, per Federconsumatori più di 1.400 friulani tagliati fuori dal fondo indigenti

Il piano welfare? Uno spot promozionale. «Esclusi i vecchi soci della Pop Udinese, anche se in miseria»
Udine 07 maggio 2016.Assemblea federconsumatori presso il Palaindoor di Paderno..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 07 maggio 2016.Assemblea federconsumatori presso il Palaindoor di Paderno..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. Doppia beffa per i soci friulani di Banca Popolare di Vicenza, la gran parte dei quali possessori di azioni della vecchia Popolare Udinese, fagocitata nel 1998 dall’allora rampante istituto berico guidato da Gianni Zonin. Per loro - e si tratta almeno di 1.400 persone secondo le stime di Federconsumatori - oltre all’esclusione dall’offerta di transazione di 9 euro per azione (il valore massimo raggiunto fu di 62,50 euro) non sarà possibile accedere nemmeno al fondo disagiati da 30 milioni di euro, attivato dai vertici di BpVi per venire incontro ai casi più gravi di difficoltà economica.

Bpvi, la rabbia e la delusione dei soci azzerati dalla banca: "Non ci hanno tutelato"


Il motivo? Le azioni dei 1.400 friulani sono datate, acquistate prima del 2007, anno dal quale parte la possibilità di rimborso. E ciò vale pure per il diritto a entrare nel novero dei potenziali “disagiati”, che si vedranno comunque riconoscere in ogni caso al massimo 20 mila euro di risarcimento.

L’iniziativa “Welfare”, così è stata denominata dalla Popolare di Vicenza, non è piaciuta a Federconsumatori del Friuli Venezia Giulia che rappresenta oltre il 60% dei soci reclamanti in regione, più di 3 mila persone. In una lunga e dettagliata nota, la presidente dell’associazione, l’avvocato Barbara Puschiasis, liquida il fondo come «l’ennesimo spot promozionale di una scatola vuota».

«Il fondo per i disagiati - scrive Puschiasis - oltre a non essere ancora attivo poichè subordinato al buon fine dell’Offerta pubblica di transazione, la cui scadenza è fissata tra una settimana, il 22 marzo, a ben vedere rappresenta una scatola vuota a cui pochissimi potranno accedere. Quale indicatore per definire se una posizione è disagiata o meno viene utilizzato l’Isee (Indicatore situazione economica equivalente, ndr).

Solo coloro che avranno un Isee di importo minore o uguale a 13 mila euro potranno accedere al Fondo che però non riconoscerà indennizzi superiori ai 20 mila euro ad azionista e al 90 per cento del valore delle azioni che rientrano nel perimetro dell’offerta pubblica di transazione.

Spiace rilevare come anche questa volta Banca Popolare di Vicenza non abbia condiviso preventivamente i criteri per accedere al tavolo con le associazioni dei consumatori e in primis con Federconsumatori che rappresenta oltre il 60 per cento dei soci. Spiace ulteriormente registrare come questo tavolo definito “welfare” avrà scarsissima applicazione e soprattutto effetto pratico».

E per dimostrare la sua tesi la presidente di Federconsumatori porta un esempio concreto. «Pensiamo al classico caso - afferma Puschiasis - della persona che ha acquistato le azioni fin da BpU (prima del 1998), che ha investito su consiglio della banca tutto il suo patrimonio in tali azioni e che ha una casa di proprietà ed è titolare di una pensione minima o, in alcuni casi, non ha proprio reddito.

Questa tipologia di cliente si è vista perfino accendere un fido di conto dalla banca in attesa che i titoli divenissero illiquidi per avere le risorse per far fronte alle essenziali esigenze di vita. Questo risparmiatore che aveva riposto tutta la sua fiducia nell’istituto e che di certo non poteva definirsi speculatore visto che aveva investito i suoi risparmi senza mai disinvestirli, non riuscirà ad accedere al tavolo welfare poichè l’Isee supererà la soglia posta dalla banca quale condizione.
 

Bpvi, l'incontro tra Mion e i soci azzerati: "Accettate, non c'è un piano B". Molte le contestazioni
Udine 28 Gennaio 2017 Assemblea Federconsumatori copyright Petrussi/Bressanutti

Ulteriormente, anche se potesse accedere, non vedrebbe di sicuro sollevata la sua situazione, attraverso un indennizzo di massimo 20 mila euro. Resteranno dunque esclusi tutti coloro che sommando il loro investimento in azioni della Banca Popolare di Vicenza oltre a eventuali redditi e beni supereranno l’indice Isee di 13 mila, ma resteranno altrettanto esclusi tutte le azioni acquistate prima del gennaio 2007 dal calcolo dell’indennizzo. Da ciò ne consegue che non sia stata posta attenzione a dare realmente risposta ai casi di grave disagio dove persone ormai stremate dalla situazione stanno pensando al peggio e la rete dei volontari e dell’assistenza sta cercando di evitare il peggio».

Federconsumatori lancia la sua proposta alternativa. «Devono assolutamente essere rimosse le limitazioni temporali di accesso al fondo e deve essere innalzato l’Isee - conclude la presidente - nonchè il tetto del risarcimento altrimenti questo fondo resterà l’ennesimo fallimentare spot promozionale di Banca Popolare di Vicenza che aiuterà solo tale istituto a perdere altri clienti.

Federconsumatori critica aspramente l’atteggiamento dell’istituito berico volto a responsabilizzare gli azionisti in merito al futuro della banca che il più delle volte vede agli sportelli incaricati che dicono al malcapitato risparmiatore che o accetta la proposta di transazione o la banca non esisterà più e tutto sarà perduto. A parte che di ciò non c’è certezza, anche se la situazione delle due banche venete è molto precaria, l’effetto perverso di tale atteggiamento di stampo “terroristico” dei due istituti è sì quello di indurre un più alto numero di risparmiatori ad accettare il rimborso di 9 euro, ma è anche quello di far fuggire i clienti dalla stessa banca per proteggere i loro risparmi da eventuali procedure di risoluzione.

Continua dunque, a fronte del sensibile aumento delle adesioni, l’emorragia della clientela e ciò non potrà che contribuire a pregiudicare ancora il futuro della banca che ha chiesto troppo a dei risparmiatori che, lo si ribadisce, hanno avuto l’unica colpa di affidarsi a chi doveva fare con trasparenza il proprio lavoro e non l’ha fatto, con conseguenti gravi ed evidenti responsabilità che la magistratura si confida giunga ad accertare e a punire facendo pagare il conto ai responsabili e in tal modo portando a riconoscere ristori ai risparmiatori.

In merito all’offerta pubblica di transazione, Federconsumatori da sempre consiglia di valutare caso per caso se aderire o meno, sia alla luce delle criticità giuridiche di ciascuna posizione che delle situazioni personali di ciascun socio che degli scenari che si possono prospettare per quanto attiene il futuro delle due ex Popolari».

Argomenti:bancheeconomia

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto