Botte al trans, giustizia a 2 anni dalla morte

PORDENONE. All’anagrafe si chiamava Antonio. Nella vita, Paola. Era abituata a combattere i pregiudizi, aiutava i poveri facendo donazioni alla Caritas. Il suo cuore l’ha tradita nel marzo del 2013, a 37 anni. A due anni dalla sua scomparsa è arrivata ieri mattina la sentenza di primo grado del processo che l’avrebbe vista come una delle parti offese.
Non fece, però, in tempo, a costituirsi parte civile a causa della sua prematura scomparsa, alcuni mesi prima dell’avvio dell’iter giudiziario.
Il procedimento si è concluso ieri in primo grado dianzi al giudice monocratico Monica Biasutti con tre condanne per concorso in lesioni personali aggravate dai futili motivi e percosse.
Il 24 agosto del 2011 era stata aggredita in un bar del centro, fra viale Trento e piazza Risorgimento, da tre avventori che stavano sorseggiando un cocktail. Prima l’avevano apostrofata duramente, stigmatizzando le sue preferenze sessuali. Poi dalle parole erano passati ai fatti e l’avevano percossa con calci e pugni. Un pordenonese presente nel locale, che aveva cercato di prendere le difese del trans, era stato fatto a sua volta oggetto di scherno e di percosse.
Paola era stata trasportata in ospedale d’urgenza, per un sospetto trauma cranico: 30 i giorni di prognosi. I presunti aggressori, invece, si erano allontanati dal locale prima dell’arrivo delle volanti che, tuttavia, al termine delle indagini erano riusciti a identificarli e denunciarli.
Ieri il giudice monocratico Monica Biasutti ha firmato il “conto” per Lesmel Jerooline Pujols Medina, 28 anni, residente a Treviso (difeso dall’avvocato Chiara Agostini) Hansel Manuel Pozzebon, 29 anni, di Monfalcone (assistito dall’avvocato Silvio Albanese) e Anthony Joel Avila Conception, 26 anni di Prata (difeso dall’avvocato Giuseppe Nacci).
Per l’accusa di lesioni personali e percosse sono stati inflitti otto mesi di reclusione a Pujols Medina, convertiti in un anno e quattro mesi di libertà controllata e sette mesi di reclusione ciascuno a Pozzebon e Avila Conception, convertiti in un anno e due mesi di libertà vigilata.
La Procura, con il pubblico ministero titolare dell’inchiesta Annita Sorti, aveva contestato l’aggravante delle lesioni per futili motivi perché compiute a seguito di un diverbio sull’orientamento sessuale della vittima.
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