Borsa di studio a Casarsa in memoria di Polzot «Credeva nei giovani»
Il futuro del giornalismo c’è già e, nei valori, non è diverso da quello che incarnava Stefano Polzot, caporedattore del Messeggero Veneto, esperto di politica ed economia, scomparso a dicembre 2018. È un giornalismo che chiede la verifica accurata della verità dei fatti, per tenere lontane le bufale, le cosiddette fake news, è un giornalismo sensibile e rispettoso della dignità delle persone. È un giornalismo che fa delle competenze il fondamento di una professione che non può essere sostituita dai social.
Il quadro, nel segno della speranza e dell’innovazione, è stato tratteggiato nell’interessante dibattito “Il giornalismo che verrà” che ha avuto per protagonisti Roberta Giuili, 25 anni, Sky tg24, Valerio Berra, 29 anni, redattore di Open, e Filippo Errico Verzè, studente della scuola di giornalismo Walter Tobagi di Milano, a cui è stata consegnata la borsa di studio in memoria di Polzot (dalle autorità e dalla moglie e collega di Stefano, Donatella Schettini). La tavola rotonda è stata coordinata da Alberto Laggia, inviato di Famiglia Cristiana e autore del libro “Notizia”, fresco di stampa.
Non solo un ricordo, appassionato ed emozionato – per voce del giornalista Giuseppe Ragogna e della sindaca Lavinia Clarotto – quello che è stato tratteggiato di Polzot, ma un manifesto del buon giornalismo, quello che i protagonisti della tavola rotonda hanno dimostrato di perseguire, non senza la preoccupazione per una professione che cambia e non senza la convenzione che una mediazione seria, orientata alla verifica dei fatti e alla chiarezza, servirà sempre e sarà tanto più autorevole quanto più potrà contare su una competenza costruita nel tempo. In tal senso le scuole di giornalismo, secondo i relatori, sono fondamentali per fornire basi solide, “uno zaino” da riempire progressivamente.
«Stefano ci manca, manca alla comunità che sapeva stimolare interpretando gli eventi, ma a Casarsa Stefano c’è ancora. Lui è stato il perfetto giornalista – ha detto la sindaca Clarotto –. Sono sicura che questo dibattito orientato al futuro dei giovani gli sarebbe piaciuto». Il ritratto a tutto tondo del professionista e dell’uomo è stato dipinto dall’amico e collega Giuseppe Ragogna: «I suoi silenzi profondi e lunghi rappresentavano la grande capacità di ascolto, fondamentale nella professione: osservare per capire. Stefano è stato interprete di un giornalismo di qualità, che univa rigore etico, rispetto dei fatti, delle persone, di tutte le carte deontologiche. Il suo cruccio era dare sempre la notizia, qualunque notizia, anche quella scomoda. Oggi Stefano sarebbe una garanzia contro le fake news. Sapeva muoversi nei terreni sdrucciolevoli dell’economia e della politica». Stefano che «credeva nei giovani e avrebbe voluto un giornalismo meno maschilista. Lealtà e rispetto i suoi principi, che spero siano dell’oggi e non di ieri».
La borsa di studio e il convegno sono stati sostenuti da Comune di Casarsa, Pro loco Casarsa della Delizia Aps e Coop Casarsa, in collaborazione con Ordine dei giornalisti (il saluto è stato affidato a Lucio Leandrin), Circolo della stampa di Pordenone, Forum democratico, Irse e Comitato regionale Fvg dell’Unione nazionale delle Pro Loco. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto