Blitz dei carabinieri alla cassa di colmata

MARANO LAGUNARE. Era stata costruita nel 2006 per raccogliere i residui dei dragaggi - soltanto quelli non pericolosi, naturalmente - e per durare almeno una sessantina di anni. Ma a guardarla oggi, a soli sei anni di attività, la cassa di colmata di Marano lagunare assomiglia più a una collinetta in rovina che a una vasca di contenimento. È anche per questo che, ieri mattina, i carabinieri del Noe e i tecnici dell’Arpa, accompagnati dalla Guardia costiera e da personale della struttura commissariale, si sono recati al largo della costa per un sopralluogo dell’area.
Un “blitz” disposto dal pm Viviana Del Tedesco, il magistrato di Udine che indaga sulle decine di milioni di euro di fondi pubblici erogati dal 2002 per la bonifica della laguna di Marano e Grado, a seguito di un esposto anonimo fatto pervenire nei giorni scorsi in Procura. Nel mirino, appunto, l’enorme cassa di colmata e, più in particolare, la presunta presenza in mezzo all’ammasso di fanghi di materiale inquinante. Da qui, la necessità di ripetere a breve la visita, per procedere con i prelievi e permettere ai tecnici di sottoporre ad analisi i campioni.
Stamani, intanto, gli investigatori relazioneranno al pm l’esito del sopralluogo. Il primo, a quanto pare, dall’entrata in funzione della vasca, che sarebbe stata ispezionata una sola volta, in fase di costruzione. Stando ai primi accertamenti, comunque, la situazione lascerebbe aperti diversi margini di approfondimento. Sarebbe bastata una verifica visiva a evidenziare lo stato di disfacimento delle piastre di metallo che formano la cintura. Condizioni non certo consone a una struttura progettata per essere utilizzata per almeno sessant’anni. Per non parlare della quantità di fanghi raccolti e che hanno già da tempo superato il livello di soglia della vasca. Tra le voci che la Procura intende verificare, poi, anche quella sul sospetto conferimento nella cassa di residui e scarti di altra natura.
Da qui, l’ipotesi della Procura di dedicare a questa e, più in generale, anche alle altre casse di colmata presenti o di prossima realizzazione in regione uno specifico filone d’indagine. Al centro degli accertamenti, ancora una volta, i soldi erogati da Roma al commissario delegato per l’emergenza ambientale e da questo spesi per la costruzione delle vasche. Quella di Marano sarebbe costata circa 9 milioni di euro: nel fascicolo potrebbero confluire i documenti relativi all’appalto e alle varianti via via apportate al progetto, oltre che le autorizzazioni al collaudo. Il problema delle casse di colmata era già finito al centro dell’inchiesta principale, in relazione ai dubbi sollevati dal magistrato sulla reale utilità delle vasche, specie dopo l’ordinanza emessa dalla presidenza del Consiglio dei ministri, il 22 luglio 2011, recante disposizioni urgenti di Protezione civile: i fanghi friulani - diceva - avrebbero potuto essere dirottati nelle casse già realizzate a Venezia.
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