Beppino sulla tombaper l'addio a Eluana
«Le ai liberade, cumò vonde peraulis». Davanti alla tomba di sua figlia, chiede solo silenzio papà Beppino Englaro. È uscito di casa col fratello Armando ed è salito al cimitero sulla collina dove Eluana riposa accanto a nonno Giobatta. Lui che non è potuto andare al funerale perché bersaglio di minacce di morte e che ha atteso che le telecamere lasciassero Paluzza per salutarla, ha trascorso mezz’ora in profondo raccoglimento.

di Tommaso Cerno
PALUZZA.
«Le ai liberade, cumò vonde peraulis». Davanti alla tomba di sua figlia chiede solo silenzio, papà Beppino Englaro. È uscito di casa all’una e mezza, col fratello Armando. Ed è salito al cimitero sulla collina dove Eluana riposa accanto a nonno Giobatta. Lui che non è potuto andare al funerale perchè bersaglio di minacce di morte e che ha atteso che le telecamere lasciassero Paluzza per salutarla.
La tomba di Eluana non porta ancora inciso il suo nome. Ci vorrà del tempo. Eppure a indicare a tutti il luogo dove riposa la donna rimasta in stato vegetativo per diciassette anni a Lecco e morta lunedì sera alla casa di riposto La Quiete di Udine, dove è stata sospesa l’alimentazione forzata che la teneva in vita, ci sono centinaia di mazzi di fiori, candele, messaggi, poesie, regali, oggetti e pelouche.
«Eluana, come una partita è finita, così si è fermata la tua vita». E ancora «Dolce musa, Eluana cara, te ne sei andata dai tuoi cari, dai tuoi amici, da chi ti voleva bene». E poi un messaggio: «Ti sei liberata da tutti quegli esseri malvagi». E molte altre, tante, appese al muro, appoggiate a terra, sistemate fra i fiori.
E lì davanti, finalmente lontano dai flash, quell’uomo scarno con gli occhi stretti che le aveva promesso che sarebbe tornata ad essere libera si è fermato. In piedi. In silenzio: «Per me l’unica forma è il silenzio, stare lì e pensare a questa creatura», sussurra.
Sulla porta ha sentito qualcuno chiamarlo per nome. «Beppino». E si è voltato a guardare. «Una signora che conosco benissimo, qui a Paluzza – racconta –. La padrona del bar alla Posta. È stato bellissimo sentire pronunciare il mio nome. La Carnia ha uno scudo tutto suo contro il dolore e la violenza che mia figlia ha subito per tutto questo tempo. Per me è stato un ritorno a casa, nella nostra terra, che mi ha emozionato.Quando avevo chiesto al Friuli aiuto non immaginavo che davvero ci sarebbe stato questo gruppo di persone che mi avrebbero sostenuto in questa battaglia. E’ qualcosa di incredibile. Questo è quel piccolo sogno alla fine dell’incubo».
E ancora fiori, messaggi, candele sulla tomba di Eluana. «Queste persone sono un calore che aiuterà molto a rientrare in una dimensione umana», si confida papà Beppino nella casa di Paluzza. «Esci da quella fase tremenda che c’è stata – dice al fratello – per aprirti un po’. Piano, con grande cautela».
Fra i telegrammi anche le condoglianze di Giorgio Di Centa, il campione olimpico originario di Paluzza, e dei genitori che hanno espresso la propria vicinanza agli Englaro adesso che la figlia Eluana, la cittadina più famosa di Paluzza, riposa fra le sue montagne . E ancora messaggio da tutta Italia, dalla Svizzera, dalla Norvegia, dall’Olanda. «Quando è morto nostro padre sono venuti in cinque a farci le condoglianze – dice lo zio Armando –, ieri tutto il paese. Sono rimasto scosso anch’io da questa grande partecipazione».
Beppino è rimasto in cimitero circa mezz’ora. Immobile di fronte a quella lapide che porta il nome dei suoi genitori, Giobatta Englaro e Iolanda Di Centa. E dove da giovedì riposa anche Eluana. Poi se n’è tornato a casa, vicino alla piazza centrale del paese, dove l’aspettava la moglie Sati, molto malata, che non ha mai potuto muoversi nè raggiungere il cimitero.
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