Becchetti: ecco come fare crescere un’azienda

Il docente di economia politica a Roma, nella conferenza introdotta da Chiara Mio, si è confrontato con gli studenti delle scuole

PORDENONE. Diversificazione, ricerca del surpluss e collaborazione sono le tre regole d’oro per far crescere un’azienda. Leonardo Becchetti, docente di economia politica a Roma, nella conferenza della seconda giornata di Pordenone Legge introdotta da Chiara Mio, si è confrontato con gli studenti delle scuole e non, sul tema dell’economia.

«Ci vorrebbe una maggior informazione in questo campo», ha affermato, e i media in questo peccano, poiché gli italiani si trovano spesso emarginati da questo mondo e a generalizzare in ogni contesto, senza conoscere i dati reali (ad esempio: quanti stranieri ci sono su suolo italiano). “Capire l’economia in sette passi”, titolo dell’incontro e del libro da lui scritto, si prefigge di spiegare le basi del funzionamento del sistema economico e ne traccia il percorso.

Si parte da un’interazione tra mercati e persone in cui l’economista gioca il ruolo di “medico” in cerca di soluzioni ai mali sociali e alle disuguaglianze. Una volta fatta la scoperta, questa deve essere resa pubblica in quanto solo la collaborazione collettiva può portare a un buon risultato. Le aziende cercano d’incontrare il gusto dei consumatori, qualcosa per cui loro siano disposti a pagare. Tra i vari settori dell’economia, quello della ristorazione è senza dubbio avantaggiato, come possiamo notare dal diffondersi della cucina vegetariana e vegana che soddisfa il boom di questo nuovo stile di vita sempre più diffuso.

Per un imprenditore è necessario trovare nuovi mezzi per andare incontro al consumatore, guardare se è possibile soperire un certo tipo di domanda e puntare al monopolio, a un campo in cui si primeggia e non è si è ostacolati dalla concorrenza. Un consiglio per i giovani che aspirano al campo imprenditoriale è confrontarsi con l’estero, essere disposti a diventare cittadini del mondo e a collaborare. Ci vuole fiducia reciproca, ambizione, senso del rischio, poiché i progetti non sempre vanno in porto e la sfida delle cooperative è riuscire a rimanere fedeli agli obiettivi prefissati.

Questa è l’arte d’investire nel capitale sociale. Nel guardare al modello economico inglese, l’uomo è visto come una monade: la sua felicità dipende dai beni che possiede. Manca il fattore della qualità di vita relazionale. Un esempio di bene relazionale è Facebook, connubio tra relazioni e rete. Ad oggi risulta fondamentale, ma presenta delle fragilità: non basta infatti lo sforzo di uno solo per ottenere il bene. In amicizia, come in amore e nei rapporti familiari c’è bisogno di reciprocità e collaborazione.

Ci sono dei beni di cui usufruiamo “gratuitamente” e che spesso sottovalutiamo.

Pensiamo per esempio alla sanità. In Italia anche chi non se lo può permettere accede a cure mediche e la spesa sanitaria è considerata di primaria importanza. Risale a poco tempo fa, la proposta del ministro Lorenzin di raccogliere un centesimo da parte di ogni tabagista volto a creare un fondo disponibile per l’acquisto dei farmaci antitumorali e salvavita. Non a caso siamo terzi nel mondo come aspettativa di vita e qualità nel campo della sanità.

Un fattore che può minare la stabilità di un buon sistema è la corruzione. Becchetti ha spiegato come il nostro paese sia ammalato e di come l’italiano assuma un ruolo passivo nell’aspettare il politico perfetto che risolva ogni problema.

Non basta sperare nella provvidenza e nell’aiuto dall’alto, poiché è già stato dimostrato che il rapporto mercato/stato lobby/potere politico non funziona. E’ necessario un controllo da parte delle cooperative e dei cittadini che promuovano la cittadinanza responsabile.

E’ recente la decisone da parte del Premier di rimuovere le slot machine dai bar, grazie ad una sollecitazione dal basso partita dai gestori dei locali stessi. Si ricorda che sono 1.300.000 in Italia gli affetti da ludopatia. Altro esempio di cittadinanza responsabile è la creazione dei fondi etici a tutela dell’ambiente, volti a risolvere il problema attuale dell’inquinamento a livello globale investendo in energia rinnovabile. Si pensi che tra qualche anno in Olanda non verranno più prodotte macchine alimentate a benzina.

“I primi che possono cambiare sono loro, ma con la nostra spinta” – ha affermato il professore. Siamo noi che votiamo con il portafogli, decidiamo e scegliamo in cosa investire. Bisogna anche vedere in quanti credono ad un cambiamento possibile. L’uomo più che tendere all’utilità guarda alla ricerca di un senso. E’ per questo che è disposto a spendersi e a lavorare; secondo Becchetti è un atteggiamento da adottare nella vita. La Mio ha sottolineato l’importanza della presenza femminile nel campo economico e non solo.

Per l’economista, le donne sono più avverse al rischiare (rischiano meno, ma dove conta) e alle disuguaglianze poiché si dimostrano più solidali. In definitiva l’uomo tende spesso a farsi paralizzae dalla sfiducia, ma la percentuale è in minoranza.

L’ospite ha poi posto l’accento sull’ingegnosa iniziativa che sta caratterizzando un numero sempre maggiore di scuole a livello nazionale e per cui vale la pena investire, è il progetto “Scuola lavoro” che permette una stretta connessione tra giovani e imprese, un modo quindi di appianare le distanze con un mondo in apparenza distante ai nostri occhi, ma che potrà essere trampolino di lancio gli imprenditori di domani.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto