Bcc, ex vertici sfiduciati in consiglio e i giudici negano il risarcimento

CASTIONS DI STRADA. È un’assemblea che riserverà alcune sorprese quella che la Banca di credito cooperativo della Bassa Friulana ha convocato per oggi. A partire dall’esito di una lunga battaglia legale cui la sentenza della Corte di Cassazione ha posto fine a gennaio, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dagli ex vertici dell’istituto di credito Luca Diana e Denis Toneatto nei confronti della Banca e del presidente pro tempore Valter Vecchiato.
Una vertenza per la quale era stato chiesto un risarcimento di 1.227.199 euro.
La vicenda iniziò nel febbraio 2009, quando Diana e Toneatto, rispettivamente presidente e vicepresidente della Bcc, illustrarono al consiglio un progetto di “aggregazione” con la Bcc di Udine. Un’ipotesi che suscitò la contrarietà di alcuni dei componenti del consiglio.
Il progetto non andò in porto, ma coagulò una maggioranza ostile ai vertici. Il crescendo di tensioni maturò nella seduta del 20 luglio, quando presidente e vicepresidente furono sfiduciati con una votazione. Rimasero in consiglio per qualche tempo per cercare di ricucire lo strappo. Inutilmente, in seguito al clima ostile formatosi nel cda si dimisero dalla carica di consiglieri di amministrazione il 15 marzo 2010.
È a quel punto che Diana e Toneatto hanno deciso di agire in giudizio nei confronti della banca e del presidente pro tempore Valter Vecchiato, formulando in prima istanza una richiesta di risarcimento che superava il milione di euro.
Richieste che furono ridimensionate nella causa civile di primo grado arrivata a sentenza il 1 ottobre 2010. I legali di Diana e Toneatto avanzarono un’istanza di risarcimento per danni da revoca senza giusta causa da incarico societario per un importo complessivo di 754.609 euro, di cui 445.067 per Luca Diana e 309.542 per Denis Toneatto.
Il giudice monocratico Mimma Grisafi ha prima invitato le parti a trovare una conciliazione, ma mesi di trattative non sono bastati a trovare la quadra. «Certi di aver agito per il meglio, abbiamo deciso di andare a giudizio e di non stanziare fondi a bilancio a copertura dell’eventuale risarcimento – commenta Vecchiato –, infatti il giudice decise in favore della banca che si è affidata all’avvocato Giovanni Battista Campeis».
La vicenda è proseguita nelle aule giudiziarie, prima a Trieste, dove in Appello fu confermata la sentenza di primo grado, quindi alla Corte di Cassazione, che ha deciso nello stesso senso, chiudendo la vicenda. «Il consiglio ha agito secondo lo statuto – commenta Vecchiato – e ha avuto la lungimiranza di portare avanti la vertenza tutelando l’immagine della banca e gli interessi dei soci, grazie all’assistenza di un avvocato capace come Campeis».
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