Bancarotta e truffa, quattro a giudizio
Giovanni Romanelli di Fiume Veneto, il codroipese Massimo De Simone, il mantovano Vanni Avanzi e il napoletano Luigi Guarracino sono stati rinviati a giudizio ieri dal gup Piera Binotto. Sono accusati di truffa (i primi tre in associazione) e, ad eccezione di Guarracino, di bancarotta. Un quinto imputato, il napoletano Carlo Santoro, ha optato per l’abbreviato. In udienza, per la pubblica accusa, il procuratore facente funzioni Federico Facchin.
Romanelli e De Simone si erano presentati come consulenti aziendali da Fabio Frattolin, amministratore unico e legale rappresentate della Tecnostaf (poi fallita nel dicembre 2013), ditta di Pordenone (installazione infissi e commercio per edilizia e arredo) che era in una situazione di difficoltà economica, offrendosi di trovare acquirenti delle quote societarie. Secondo l’accusa si erano installati nella sede, ma approfittando della disponibilità della struttura sociale avevano effettuato ordini di ingenti quantitativi di merce (in particolare elettrodomestici), all’insaputa di Frattolin, convincendo lo stesso Frattolin e altri due soci a vendere quote sociali a Santoro. A Frattolin, sempre secondo l’accusa, non era lasciata più alcuna attività gestionale e in pochi mesi (era il 2012) erano stati effettuati numerosi acquisiti di merce da vari fornitori: servendosi dello “schermo societario” della Tecnosfat, sempre secondo la ricostruzione accusatoria, inducevano altre ditte, fiduciose nella solvibilità, a fornire merce a pagamento ritardato a 90-120 giorni dalla consegna. Stando all’accusa l’unica attività era acquisire truffaldinamente le merci e poi rivenderle a terzi, incassandone e distraendo a sè il ricavato: la merce veniva fatta subito sparire senza pagare i venditori. Secondo la ricostruzione accusatoria era stata acquistata merce per un valore stimabile in 709.034 euro, che almeno in parte (quantomeno climatizzatori e caldaie) veniva rivenduta a terzi ignari da Avanzi, titolare di una ditta in provincia di Mantova. Sarebbero stati distratti beni per 688.212 euro. Guarracino, secondo il capo d’imputazione, sarebbe stato incaricato di recuperare un credito verso Tecnostaf e si sarebbe reso responsabile di artifizi e raggiri consistiti nel consegnare cambiali a firma di Frattolin dando a intendere che ne fosse il legale rappresentante e che le firme fossero autentiche: in realtà all’epoca Frattolin era già cessato formalmente dalla carica. Il collegio difensivo è composto tra gli altri dagli avvocati Federico Plaino, Valerio Toneatto e Giulia Turchetto. Per Plaino, che difende Romanelli, l’imputato «non ha commesso materialmente raggiri nè gli si può attribuire quel ruolo di “regista” delle truffe che emergerebbe dalla ricostruzione dell’accusa».
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