Banca di Vicenza, il rosso supera il miliardo

Riunione del Cda, ma nessun dato ufficiale. Convocati i sindacati per la gestione degli esuberi post fusione

PADOVA. Sono passate proprio ieri davanti gli occhi dei consiglieri Bpvi le prime schede di bilancio 2016. E i rumor dell’ultima ora parlano di una perdita di 1,880 miliardi.

Una cifra monstre rispetto al miliardo circolato in questi giorni. Ma la banca «non commenta» e rimarca che: «Il bilancio non è ancora definitivo».

Gli ultimi dati resi pubblici sono quelli del semestre che già segnava rosso per 795,3 milioni. Ad aumentare la posta ora ci sono però le ultime sofferenze computate, i movimenti a copertura e forse anche la contabilizzazione dell’offerta transattiva in corso che ha richiesto nuovi accantonamenti a bilancio.

La cautela su queste cifre è però d’obbligo fino al 21 febbraio quando dovrebbero essere noti i piani industriali per Bpvi e Veneto Banca.

«La situazione è disastrosa, per quanto in miglioramento» ha detto l’altro ieri Alessandro Penati, fondatore di Questio che è andato, con la narrazione, a ritroso e avanti nel tempo: dall’evitato bail-in alla promessa di un recupero di reddittività, nell’arco di tre anni, per una banca sola e fusa con il supporto della Bce, dell’azionista Atlante e dello stato con un «intervento temporaneo e di minoranza».

In questo 2016 sarà evidente il continuo e preciso lavoro di ulteriore pulizia e, forse, la prospettiva dell’entrata dello stato, secondo il decreto approvato a dicembre, modifica radicalmente la visione e anche la possibilità di scaricare più perdite nel conto economico.

Nel frattempo, a Vicenza, sono già 220 i bancari in uscita secondo l’accordo firmato a fine anno e altre posizioni sono al vaglio nei prossimi giorni. I sindacati delle due ex popolari sono stati, intanto, convocati dall’assessore regionale al Lavoro veneto Elena Donazzan il 15 febbraio, per avviare una prima discussione sulle ricadute occupazionali post fusione.

«La questione delle banche venete - spiega Donazzan - è una grande anomalia e, se venissero confermati i 5 mila esuberi che oggi leggiamo sulla stampa, si tratterebbe della più poderosa crisi occupazionale che abbia mai gestito dall’inizio della crisi in regione. Per questo ho deciso di muovermi».

È infine notizia di ieri la chiusura della due diligence condotta da Credito fondiario sulle sofferenze impacchettate dalle banche nelle società Ambra e Flaminia. Si tratta del primo passo per la successiva dismissione con annesso aumento di capitale.

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