Avvelenati dal tallio, il killer sorvegliato a vista: ha chiesto libri sull'ebraismo

UDINE. Resta chiuso in un silenzio assoluto Mattia Del Zotto, il 27 enne di Nova Milanese arrestato dai carabinieri di Desio e reo confesso degli omicidi dei nonni paterni e di una zia, e del tentato omicidio di altri cinque familiari, tutti avvelenati con solfato di tallio.
LA SVOLTA NELLA VICENDA
Gli inquirenti si aspettano che sabato 9 dicembre, nell'interrogatorio di garanzia, Del Zotto si decida a svelare come e quando abbia esattamente agito, avvelenando ciascuno dei suoi parenti, esclusi i genitori.
IL MISTERO, LE TAPPE DELLA VICENDA
E potrebbe annidarsi nella suggestione provata da bambino in Friuli di fronte a un caso analogo (rimasto irrisolto) la ragione per cui Mattia Del Zotto abbia scelto di fare ricorso al tallio per avvelenare e uccidere a Nova Milanese i nonni paterni e una zia e per aver avvelenato altri cinque suoi familiari (due zii, i nonni materni e una badante).
Il caso in parola riguarda la morte dell'architetto statunitense Richard Nolan Gonsalves, deceduto all'ospedale di Udine dopo aver bevuto una birra contaminata dal terribile solfato. Succedeva nel 1999, a Camino al Tagliamento, a pochi chilometri dal cascinale di Santa Marizza di Varmo, dove la famiglia Del Zotto era solita trascorrere le vacanze estive.
È una delle ipotesi che gli investigatori stanno cercando di accertare.
La ragione per cui il giovane abbia proprio scelto il solfato di tallio per mettere in pratica in suo folle piano potrebbe essere nascosta, quindi, nella cascina di Varmo.

Mattia a quell'epoca aveva dieci anni e potrebbe esserne rimasto suggestionato.
Intanto Del Zotto ha chiesto agli operatori del carcere di Monza libri legati alla religione ebraica ed è sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria.
Da quanto si è appreso il giovane per ora è in cella da solo, senza tv, controllato 24 ore su 24 ed ha già avuto un colloquio con lo psichiatra interno.
Del Zotto, arrivato in carcere in piena notte dopo che mercoledì sera i carabinieri lo hanno arrestato su ordine del gip di Monza Federica Centonze, è apparso freddo, non provato emotivamente: come se avesse alzato una “barriera” per rinchiudersi in un suo mondo.

Nel corso del colloquio previsto all'ingresso ha toccato le tematiche religiose e ha chiesto di poter avere libri sull'ebraismo, credo al quale, come lui stesso aveva detto durante un interrogatorio, si è avvicinato da circa tre anni.
Viste la particolarità del caso e l'età del pluriomicida reo confesso, la direttrice della casa circondariale, Maria Pitaniello, ha concordato con il procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti, titolare dell'inchiesta, di sottoporre il 27enne non solo a un regime di sorveglianza «intensivo» ma anche a un monitoraggio continuo da parte degli psichiatri e psicologi interni per una valutazione sul suo stato di salute mentale.
Ci sarà, quindi, un lavoro d'équipe tra i medici, la polizia penitenziaria, la direzione del carcere, per accertare quali siano effettivamente le sue condizioni psicologiche. Tutto ciò per poi cercare di inserirlo nella vita carceraria.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto