Aviano e Aas 5, il patto dell’oncologia
Nasce un polo diagnostico-clinico in dermatologia dotato di strumentazione non invasiva

Cro di Aviano e Aas 5 consolidano e rafforzano la collaborazione attivata lo scorso gennaio col trasferimento di alcune funzioni, oramai completato, dando vita a un polo diagnostico-clinico in dermatologia capace di competere, per skill dei professionisti coinvolti e valore delle tecnologie disponibili, con i più importanti centri italiani. Ne hanno parlato al Campus i direttori delle due strutture, Mario Tubertini e Giorgio Simon, durante il seminario su modello organizzativo e implicazioni cliniche di una Skin cancer unit cui hanno partecipato Giovanni Pellacani dell’Università di Modena e Reggio Emilia e Ignazio Stanganelli (Irst Meldola, Università di Parma).
Della costituenda unit, coordinata da Fabio Puglisi, direttore di Oncologia medica e prevenzione oncologica al Cro, fanno parte Maria Antonietta Pizzichetta, dermatologo e oncologo nella stessa struttura e Maria Teresa Corradin, responsabile di dermatologia in Ass 5. Operativamente, hanno fatto sapere le direzioni auspicando la costituzione di ulteriori modelli operativi congiunti capaci di garantire risposte diagnostiche e trattamenti clinici sul maggior numero possibile di neoplasie, le procedure attuative saranno codificate entro l’anno.
La Skin cancer unit, sulla cui importanza è intervenuto anche il direttore scientifico Paolo De Paoli, potrà contare su un microscopio confocale a scansione laser, asset tecnologico innovativo proposto come possibile alternativa non invasiva alla biopsia «dal momento che – spiega Puglisi – consente di visualizzare le strutture cellulari della pelle in sezioni orizzontali con spessore inferiore a 5 µm».
Un passo avanti nella prevenzione secondaria che, come è noto, è in grado di aumentare la percentuale di guarigione dopo una diagnosi di tumore. Un assunto ugualmente vero anche nel caso del melanoma, tumore cutaneo che può confondersi con i classici nei della pelle e che in alcuni casi rischia di essere sottovalutato.
Negli ultimi anni, grazie all’impiego della dermoscopia la diagnosi precoce del melanoma è stata favorita dal riconoscimento di forme sempre più precoci, caratterizzate da dimensioni piccole e da uno spessore più sottile. Tuttavia, con tale metodica, fino a circa il 10-15 per cento dei melanomi non è facilmente rilevabile e la diagnosi di certezza può richiedere una biopsia cutanea. Di qui l’adozione del microscopio, strumento che «aggiungendosi alla dermoscopia – ha precisato Pizzichetta – potrà consentire di limitare il ricorso a biopsie invasive». La dermatologa ha inoltre precisato che «il Cro si prefigge di implementare un programma di ricerca internazionale rivolto principalmente allo sviluppo di nuovi criteri diagnostici clinici, dermoscopici e confocali per la individuazione precoce delle lesioni maligne».
La procedura del microscopio confocale è indolore.
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