Aveva diretto per 4 annianche l'Inpdap di Udine

UDINE.
La notizia dell’omicidio di Eriberto Lorenzetti si è diffusa in un lampo anche negli uffici dell’Inpdap di Udine, lasciando a bocca aperta i dipendenti. Proprio a Udine infatti Lorenzetti aveva ricoperto in passato l’incarico di dirigente e sono molti gli impiegati che ricordano gli anni di lavoro passati al suo fianco. «Non riusciamo a crederci: Lorenzetti ucciso?» commenta scosso Adriano Mattiussi, impiegato della sede udinese. «Abbiamo saputo dell’omicidio e siamo rimasti esterrefatti – prosegue Mattiussi – . Qui ha lasciato un buon ricordo e non possiamo immaginare cosa possa essere accaduto. Mi auguro solo che la magistratura possa davvero chiarire i contorni di questa storia».


«Lorenzetti è arrivato nel 1998 e ha diretto la sede di Udine per alcuni anni, fino al 2002 – ricorda Mattiussi – . Sono stati momenti difficili, visto che nel 1999 l’Inpdap si è trasformato da ente relativamente piccolo a realtà molto più importante, ricevendo tutta una serie di nuove competenze dell’apparato statale, dalle pensioni alla gestione di beni. Ed è stato proprio Lorenzetti a guidare l’ente in questo passaggio».


Nella sede principale dell’Inpdap di Udine in via della Prefettura e in quella di piazzale Cella molti conoscono i risvolti di quella fase di transizione. «Lorenzetti non parlava a vanvera: parlavano i fatti – sottolinea Mattiussi –. Ha saputo trasformare la struttura radicalmente, introducendo l’uso dei computer e di attrezzature moderne. Con lui sono aumentate la professionalità e l’efficacia dell’Inpdap».


Un uomo deciso, che sapeva imporre le sue scelte, ma che aveva anche un lato umano che molti hanno imparato ad apprezzare. «Anche dopo il trasferimento, ci mandava sempre gli auguri di Natale – fa notare l’impiegato udinese – : era una persona speciale. Io per esempio ho avuto modo di frequentarlo anche al di fuori del lavoro: sapendo che sono un appassionato di pittura mi ha invitato alle vernici di alcune mostre in cui esponeva anche la moglie».


La linea dura di Lorenzetti si scontrò inevitabilmente con i sindacati udinesi della funzione pubblica. «Con Lorenzetti c’è sempre stato un confronto teso, anche con toni accesi – ricorda Enrico Acanfora, oggi segretario regionale della Cisl-Funzione pubblica –: era un periodo difficile e l’ente era sotto organico. Allora i dipendenti erano 35-40, mentre ora se ne contano una cinquantina, anche se dovrebbero essere 70. Bisogna dire però che l’obiettivo comune fu quello di far funzionare l’Inpdap al meglio e dunque alla fine abbiamo costruito qualcosa. C’è sempre stato un rispetto reciproco, guidato dal buon senso».


«Sono rimasto sbalordito dalla notizia dell’omicidio – ha proseguito Acanfora – . Ha sconvolto tutti noi che l’avevamo conosciuto in quegli anni, quando l’istituto ha avuto uno sviluppo notevole, senza ripercussioni negative sul personale, anzi, i dipendenti hanno avuto una crescita professionale. Addirittura in quegli anni si favoriva l’entrata all’Inpdap con mobilità da altre amministrazioni tra cui le Poste».
(a.l.)

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