Auto taroccate: clienti risarciti e imputati prosciolti

Caduta l’accusa di associazione a delinquere per l’allora titolare della Lucar, due meccanici e quattro venditori
Udine 2015. Concessionaria Moretto. © Petrussi Foto Press
Udine 2015. Concessionaria Moretto. © Petrussi Foto Press

TAVAGNACCO. Luca Moretto, allora titolare della “Lucar srl” di Tavagnacco e Portogruaro - dichiarata fallita nel febbraio del 2015 -, e i suoi sette collaboratori finiti insieme a lui sotto inchiesta, con l’accusa di avere taroccato i contachilometri di alcune delle auto usate messe in vendita nei due saloni, non costituirono alcuna associazione a delinquere.

Le manomissioni, invece, ci furono eccome e questo, codice penale alla mano, significa ingannare ignari clienti convinti di acquitare auto quasi nuove. Ma visto che la truffa è un reato procedibile a querela e che Moretto aveva provveduto nel frattempo a risarcire tutti coloro che l’avevano presentata, il procedimento non poteva che finire con una dichiarazione collettiva «di non doversi procedere» per remissione delle stesse.

La sentenza è stata emessa ieri dal gup del tribunale di Udine, Matteo Carlisi, nei confronti di Moretto, che ha 40 anni, risiede a Udine ed era difeso dall’avvocato Orazio Esposito, e dei venditori Leonardo Napoli, 66, di Udine, Flavio Niccolini, 59, di Udine, Eligio Pauluzzi, 67, di Monfalcone, e Riccardo Trevisan, 57, di Portogruaro, tutti assistiti dall’avvocato Stefano Comand. «Il fatto non sussiste» la formula scelta dal giudice per assolverli dall’ipotesi più grave dell’associazione a delinquere, di cui l’avvocato Comand aveva escluso esistere gli stessi presupposti costitutivi, dalla programmazione alla sistematicità della condotta.

Identico epilogo per i tecnici specializzati Gianfranco Rossi, 61, di Udine, e Andrea Miozzo, 48, di Jesolo, che avevano invece optato per il patteggiamento della pena e che si sono visti a loro volta prosciogliere dall’associazione a delinquere e dalla truffa, estinta per effetto della remissione in massa delle querele e, in due soli casi, per prescrizione del reato e improcedibilità per difetto di querela.

A monte, a pesare in misura significativa sull’esito del procedimento è stata la decisione del gup di riqualificare in truffa anche l’ulteriore ipotesi della frode in commercio, che il pm Paola De Franceschi, titolare del fascicolo, aveva contestato per la maggior parte delle auto vendute. Tra i veicoli taroccati, soprattutto Toyota, Hyundai e Lexus.

Una quarantina gli episodi accertati tra il 2010 e il 30 maggio 2014 dai carabinieri di Conegliano, da dove le indagini erano partite dopo la denuncia di un acquirente.

La Procura aveva indicato il vantaggio economico nella maggiorazione di prezzo fatta pagare ai clienti, sulla base di un chilometraggio ribassato rispetto a quello reale. E aveva attribuito al solo Moretto il ruolo di impartire le direttive ai due tecnici e ai venditori, cui spettava poi anche il compito di garantire gli acquirenti sull’esatta corrispondenza dei chilometri indicati con quelli effettivamente già percorsi dalle auto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto