Attesi 40 mila spettatoriper il concerto di Vasco
C’è soltanto Vasco Rossi che riempie gli stadi più dei Rolling Stones e che per accontentare il proprio popolo è costretto ad aggiungere date su date ai tour. Accade sempre; figurarsi quando c’è un nuovo disco in giro (stavolta Il mondo che vorrei, disincanto rock a mille all’ora con sette dischi di platino in vetrina). Così, è ancora una volta spasmodico conto alla rovescia per il concerto che terrà venerdì, alle 21 (spalla i Frontiera), allo stadio Friuli.

di Nicola Cossar
UDINE.
C’è uno solo che va al massimo: Vasco. C’è un uomo solo al comando... delle classifiche: Vasco. C’è uno solo che riempie gli stadi più dei Rolling Stones e che per accontentare il proprio popolo è costretto ad aggiungere date su date ai tour: Vasco. Accade sempre, figurarsi quando c’è un nuovo disco in giro (stavolta
Il mondo che vorrei,
disincanto rock a mille all’ora con sette dischi di platino in vetrina). Così, è ancora una volta spasmodico conto alla rovescia per il concerto che il dottor Rossi terrà venerdì, alle 21 (spalla i Frontiera), allo stadio Friuli, strappato
dopo una lunga polemica legata alla quasi concomitanza con la partita della Nazionale, che gioca domani ai Rizzi contro la Georgia.
Vasco ama la nostra terra e quando può ci viene in incognito. Più volte qui ha cercato e trovato dei rifugi top secret a ridosso dei numerosi concerti che in un ventennio ci ha regalato. Oltre alla notte magica per 40 mila del 26 settembre 2007, il Blasco è venuto allo stadio di Udine – andando indietro nel tempo – il 9 luglio 2005 (preceduto, il 3 giugno, dalla prova di Grado), il 17 giugno 2004, il 7 luglio 2001, il 7 luglio 1996, il 12 giugno 1993 e il 22 giugno 1991, il 18 luglio 1987 si è esibito al palasport Carnera, il 30 luglio 1985 ha suonato al Friuli.
Comunque, ogni ritorno è magico, ogni ritorno è un bagno di folla: gli organizzatori di Azalea prevedono di fare il bis del 2007 con 40 mila paganti (ci sono ancora biglietti e se ne troveranno – non molti — anche allo stadio, dove i cancelli saranno aperti alle 15.30).
Nella data udinese, che inaugura la tranche settembrina del tour, Vasco proporrà una trentina di pezzi (dovrebbe aprire con
Qui si fa la storia
), accompagnato dalla solita stratosferica band che comprende Stef Burns e Maurizio Solieri alle chitarre, Claudio Golinelli al basso, Matt Laug alla batteria, Alberto Rocchetti al pianoforte, Frank Nemola alle tastiere, Andrea Innesto al sax e ai cori e Clara Moroni ai cori.
La spina dorsale del lungo concerto (più di due ore e mezzo) sarà costituita, oltre che dai classici di sempre da cantare in coro, dai dodici pezzi del nuovo disco. Un album che non sorprende certo per le novità, anzi appare più riflessivo e moderato di altri ed è tradizionalmente suddiviso tra rock duro-durissimo e assordante in
american style
e le stupende atmosfere delle ballad. Una dicotomia gradevole, anche se non entusiasmante, sulla quale poggia il Vasco-pensiero che – tra l’ironico e il fin troppo serio – ci fa immaginare il mondo che vorrebbe, nel pubblico e nel privato, nei ritmi del cuore e in quelli di una società in cui certo non si è mai riconosciuto.
I vertici di questo nuovo lavoro sono, per noi,
E adesso tocca a me, Il mondo che vorrei
e
Basta poco
, il resto è quotidianità a buon mercato, poco ispirata e vestita di rock. Un disco deludente? No, un disco normale, quasi una sintesi dell’esistenzialismo rossiano e del suoi amori sonori, una sorta di
memento
per il suo popolo: lui, che non è capo né maestro, ma compagno di strada, lascia la traccia, getta il seme, con rispetto e sincerità, sempre. Questa è la dote migliore che gli riconosciamo fin dai primo dischi: ce ne fossero altri vaschirossi nel mondo musicale italiano!
E che la gente abbia bisogno di sincerità lo confermano poi i dati oggettivi: dischi vendutissimi, concerti affollati, memoria collettiva, fedeltà alla linea di decine di migliaia di giovani di ieri e di di oggi, una grande e pacifica tribù. Una tribù che canta con un senso e con un orizzonte più giusto, da poter toccare senza inganno, magari con la possibilità di dire: «Adesso tocca a me. Ti spiego io che mondo vorrei».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto
Leggi anche
Video