Atap taglia le linee e i sindacati dichiarano lo stato di agitazione

Pordenone, dal 4 febbraio eliminati alcuni tragitti e diminuite le corse. «Prima aumentano i biglietti, poi riducono i servizi»
FOTO MISSINATO - ATAP INAUGURAZIONE MOSTRA
FOTO MISSINATO - ATAP INAUGURAZIONE MOSTRA

PORDENONE. Resta ben poco del clima conciliante con il quale si erano aperte le trattative tra Atap, Provincia e sindacati per la riorganizzazione degli orari a fronte dei tagli ai trasferimenti regionali. Se è ben vero che nessun licenziamento sarà applicato, le nuove regole di lavoro hanno provocato la levata di scudi dei sindacati che hanno annunciato lo stato di agitazione e minacciano scioperi.

Le linee. Prima ancora del consiglio di amministrazione dell’Atap, che si terrà martedì prossimo, l’azienda, su indicazione della Provincia, ha reso noto i nuovi orari dei bus e le soppressioni connessi alla necessità di eliminare 300 mila chilometri di corse urbane ed extraurbane per far fronte alla riduzione dei finanziamenti regionali per 850 mila euro.

 I tagli riguardano soprattutto i collegamenti nell’area montana e pedemontana, in alcune fasce orarie, e quelli verso Codroipo, Motta di Livenza e Oderzo. Cancellate, a esempio, la corsa delle 18.30 da Sacile al Centro di riferimento oncologico di Aviano, come pure il collegamento tra San Vito al Tagliamento e Pordenone (stazione ferroviaria) delle 9.15. Eliminate del tutto le autolinee 45 e 46 che collegano la zona industriale di Maniago con Tramonti di Sopra e Spilimbergo. Informazioni dettagliate si trovano nel sito www.atap.pn.it .

Le giustificazioni. Le variazioni, in vigore da lunedì 4 febbraio, secondo Provincia e Atap, sono state studiate in maniera tale da non penalizzare studenti e lavoratori. I “rami secchi” eliminati, inoltre, sono quelli con il minor numero di viaggiatori e che quindi rappresentano un costo con pochissimi benefici.

La rottura. Una strategia che il sindacato boccia in pieno. Claudio Petovello (Filt-Cgil), Giuliano Romanet (Fit-Cisl) e Dino Marcuzzi (Faisa-Cisal) sottolineano che il patto sottoscritto a Udine il 14 gennaio prevede la concertazione dei tagli e di evitare azioni unilaterali. «Invece, senza preavviso - dissotterrano l’ascia di guerra i sindacalisti - si incide pesantemente su tutta l’organizzazione del lavoro con carichi impossibili. Un autista può raggiungere anche le 12 ore giornaliere tra guida e attesa».

I tagli. Ma è l’intera filosofia dei risparmi che viene criticata dalle organizzazioni sindacali. Se da un lato «i lavoratori non percepiscono aumenti salariali da 6 anni per il mancato rinnovo del contratto», la giunta regionale ha appena autorizzato l’aumento dell’8 per cento dei biglietti. «In questo modo - sottolineano - abbiamo avuto un incremento del costo per il cittadino e un minore servizio, proprio quando la crisi economica sta generando una maggiore domanda del mezzo pubblico. Meglio sarebbe stato razionalizzare i costi con risparmi interni per rendere la struttura più efficente».

La protesta. Da qui l’avvio dello stato di agitazione «per evitare che un’azienda a controllo pubblico tratti i lavoratori come pacchi da spostare a piacimento», mentre non si escludono scioperi nell’immediato futuro se non verranno revocati i nuovi orari.

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