Astrofisico friulano al lavoro per il progetto spaziale Hermes

Si chiama Hermes, impegna un’illustre (e folta) cordata di realtà scientifiche, e non solo, e gode del sostegno economico della Commissione Ue e dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), che hanno finanziato l’operazione con un importo di 6 milioni di euro: è un progetto pilota, di altissimo spessore, che prevede la messa in orbita – entro il 2022 – di una costellazione di sei nano-satelliti dotati di rivelatori estremamente avanzati, sotto il profilo tecnologico, e dunque capaci di localizzare i raggi X emessi dalle sorgenti note come Gamma Ray Bursts.
E la piccola località di Remanzacco, in qualche modo, vanta la paternità di questa importante missione: vive infatti in paese, con la moglie (e collega) Chiara Feruglio, l’astrofisico Fabrizio Fiore, 59 anni, ideatore e coordinatore di Hermes. In forza, come la consorte appunto, all’Inaf – Osservatorio astronomico di Trieste, fra il 2017 e il 2018 il professore ha concepito un piano ambizioso quanto innovativo nel campo dell’astrofisica spaziale, finalizzato all’osservazione di immense esplosioni cosmiche di raggi X e gamma (i citati Gamma Ray Bursts), sorgenti di estremo interesse perché collegate a eventi quali la formazione o la coalescenza di stelle di neutroni e/o buchi neri.
Peculiarità dell’operazione – entrata nella fase operativa il primo novembre – è l’abbinata fra basso costo ed elevata performance: perfetta rispondenza, insomma, alla filosofia dello Space 4.0, usando la terminologia degli addetti ai lavori, che così catalogano il futuro momento storico in cui l’accesso allo spazio non sarà più prerogativa di poche agenzie e delle industrie big, ma diventerà obiettivo perseguibile anche da realtà minori, aumentando dunque il numero degli attori in grado di progettare, realizzare e utilizzare esperimenti spaziali.
«L’idea – testimonia il professor Fiore – è stata accolta molto bene sia dall’Agenzia spaziale italiana, che ci ha fornito un primo finanziamento, che dal programma H2020 della Commissione europea, che ha di recente selezionato la nostra proposta nell’ambito di un bando molto competitivo».
L’Università di Udine gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del sensore per raggi X, ma fanno parte del consorzio (accanto all’Inaf e all’Istituto nazionale di fisica nucleare) pure piccole-medie imprese della Slovenia, di Ungheria e Spagna e vari atenei italiani (dal Politecnico di Milano alle università di Cagliari, Ferrara, Napoli e Palermo) e stranieri, da Tubingen a Budapest, fino a Nova Gorica.
Di qui a pochi anni Hermes sarà in grado di localizzare le esplosioni cosmiche con una precisione variabile tra pochi gradi e qualche minuto d’arco, fornendo in questa maniera un prezioso contributo alla cosiddetta astrofisica multi-messenger. —
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