Assunzioni negli ospedali con i concorsi Le case di riposo restano senza infermieri

Dal 30 al 50 per cento dei professionisti in fuga: Sos delle Aziende di servizi alla persona che si trovano con organici ridotti



È proprio vero che in sanità la coperta è corta: tiri di qua e scopri di là. È quanto sta succedendo con il concorso che la Regione ha bandito per portare ossigeno agli ospedali garantendo un’iniezione di personale infermieristico. È di pochi giorni fa la notizia che il concorso – per la copertura di 545 posti di infermiere – porterà intanto all’inserimento di 150 professionisti tra Pordenone e Udine. Una buona notizia per gli ospedali, una tragedia per le Asp ovvero le aziende di servizi alla persona che gestiscono il sistema delle case di riposo del territorio.

Molti degli infermieri che rientrano nella graduatoria della Regione e che andranno a lavorare per l’Azienda dell’assistenza sanitaria numero 5 provengono dalle case di riposo, che perderanno tra il 30 e il 50 per cento del personale. Alcuni esempi: a Pordenone (dove ci sono Casa Serena e casa Umberto I) 11 su 29; a Cordenons 5 su 8; a Spilimbergo 6 su 18 a Morsano 3 su 6. Il tutto – salvo accordi diversi – in tempi rapidi. Come spiegano i direttori delle Asp di Pordenone (Giovanni Di Prima), di Cordenons (Valentina Battiston) e di Spilimbergo (Gilberto Macaluso), le case di riposo rischiano di trovarsi senza personale – che per altro hanno formato investendo anche risorse – senza avere il tempo di trovarne altro. Se l’azienda sanitaria in questi anni ha fatto fatica a reclutare forze nuove, pur avendo un contratto migliore in molti casi sotto il profilo economico, è facile immaginare le difficoltà delle case di riposo dove «il ruolo dell’infermiere è centrale – spiega la direttrice Battiston, che gestisce anche la casa di Codroipo, dove invece il problema non c’è – perché non essendoci un medico fisso in struttura l’infermiere è determinante». Senza contare che nel settore degli anziani la continuità assistenziale è importantissima.

Gli infermieri che hanno partecipato al concorso e lo hanno vinto «non sempre vanno via per ragioni economiche – aggiunge Macaluso – perché in alcune strutture il trattamento è lo stesso di quello garantito dall’Aas 5, ma sicuramente i carichi di lavoro sono diversi».

Già prima di Natale il coordinamento delle Aziende per i servizi alla persona hanno scritto alla Regione sollevando il problema e chiedendo di lavorare assieme – magari scaglionando il trasferimento del personale – per trovare una soluzione. Una comunicazione analoga è stata inviata da Agci, Confcooperative e Legacoop sociali. La ciliegina sulla torta, in questo quadro, è il fatto che dal primo gennaio alle Residenze per anziani non autosufficienti viene applicato – tramite le Aas – il controllo sugli standard minimi di personale e quindi anche sull’attività infermieristica. Chi “porta via” il personale, insomma, ha il ruolo di controllore. —



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