Assalto al portavalori, indizi sul commando

Ci sarebbero pugliesi e albanesi e avrebbe già colpito nel Livornese. Si lavora sull’ipotesi di un basista

Come faceva il commando di rapinatori a conoscere il percorso dei furgoni portavalori? È solo una coincidenza il fatto che l’assalto sia avvenuto proprio durante un viaggio di trasferimento, da un caveau ad un altro, di un’ingente somma di contanti? Un piano del genere, con un dispiegamento di uomini e mezzi da guerriglia paramilitare, poteva essere curato nei minimi dettagli senza avere la certezza di conoscere il percorso dei blindati? Con il passare delle ore, la dinamica dell’assalto dell’A27 si sta sempre più chiarendo. E l’ipotesi della “talpa” viene presa seriamente in considerazione. Tutto, dunque, lascia pensare che il commando dei rapinatori abbia potuto contare sull'aiuto di qualcuno che abbia segnalato le procedure, i percorsi e i punti deboli. I banditi, dunque, erano a conoscenza che i furgoni sarebbero passati per l’A27, martedì pomeriggio, ad una determinata ora, altrimenti non avrebbero pianificato la fuga con un furgone rubato lasciato all’esterno dell’A27, a poche centinaia di metri dal punto dove era stato assaltato il portavalori con quattro milioni e duecentomila euro.

Tuttavia se il piano d’assalto s’è rivelato efficace e praticamente perfetto, l’imprevisto dello “Schiuma block” fa presumere che il commando non fosse a conoscenza dei sistemi di sicurezza interni del portavalori che di fatto hanno fatto fallire il colpo. Di certo l’assalto di martedì pomeriggio ha molte analogie con un altro attacco armato ad un portavalori avvenuto a fine settembre a Collesalvetti, in provincia di Livorno.

Le similitudini tra i due assalti fanno pensare all’azione di un commando organizzato che agisce in tutta Italia e di matrice pugliese-albanese. Diversi testimoni hanno raccontato di aver sentito uomini parlare con marcato accento meridionale, altri una lingua dell’Est, forse albanese. Le auto usate per l’assalto provengono dalla Campania e dalla Puglia.

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