Asili, dal secondo figlio l’asilo non si paga: ecco come cambia l’aiuto per le rette

Alle famiglie con un bimbo contributi da 122 a 240 euro in base all’Isee: super bonus da 600 euro per i nuclei numerosi

UDINE. «Questo Governo, quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà con le Regioni per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili nido e micro nidi a partire dall’anno 2020-2021».

Questo l’impegno del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, annunciato nel suo discorso programmatico alla Camera. Ma il Friuli Venezia Giulia si è portato avanti. Le rette dei nidi, infatti, da quest’anno sono già azzerate per tutte le famiglie con due o più figli minori e un Isee fino a 50 mila euro, mentre per i figli unici la soglia Isee resta di 30 mila euro e lo sconto da 122 a 240 euro graduato a seconda del reddito.

Aiuti anche ai redditi alti

Forte dal 2005 di una sua legge sul sostegno ai servizi alla prima infanzia, la nostra Regione quest’anno ha impresso una forte accelerazione ai suoi interventi, quadruplicando le risorse (da 5,2 a 18,9 milioni) e istituendo un nuovo contributo che copre una retta a tempo pieno fino all’importo di 600 euro mensili per le famiglie con almeno due figli. L’unico requisito di reddito è un Isee non superiore ai 50 mila euro: al di sotto di tale tetto il contributo è uguale per tutti.

Soltanto per le famiglie con un solo figlio il taglio della retta resta commisurato all’Isee, e con importi identici a quelli in vigore lo scorso anno (da 240 euro al mese fino a 10 mila euro Isee, 194 euro nella fascia 10-15 mila euro, 168 nella fascia 15-20 mila e 122 per gli Isee compresi tra i 20 e 30 mila). Con il risultato che una famiglia con due figli e un Isee da 50 mila euro, quindi decisamente benestante, non pagherà nulla, mentre una famiglia con un Isee da 10 o 15 mila euro e un solo figlio si dovrà accontentare di uno sconto.

E se è vero che per le fasce Isee più basse c’è anche l’accesso alle risorse Fse (Fondo sociale europeo), che possono garantire sconti superiori a quelli della Regione, il legame con la situazione economica delle famiglie si è decisamente allentato.

La strategia della giunta

«La filosofia è di investire sui bambini, per questo diamo a tutti lo stesso importo dal secondo figlio in poi». L’assessore a Lavoro e Famiglia, Alessia Rosolen, spiega così la scelta, che non sarebbe economicamente sostenibile a livello nazionale, di “premiare” anche i redditi alti.

«Non premiamo nessuno – prosegue Rosolen –, semplicemente riteniamo che i bambini, soprattutto in una realtà a forte invecchiamento demografico come la nostra, siano un bene prezioso su cui investire indipendentemente dal reddito dei genitori, tanto è vero che stiamo lavorando a una misura unica di sostegno della natalità».

Residenti privilegiati

L’altro grande cambiamento riguarda l’introduzione, anche in materia di nidi, del criterio di residenza: se fino al 2018 l’unica condizione era che uno dei genitori fosse residente in regione da almeno un anno, da quest’anno chi risiede in Fvg da meno di cinque anni ha diritto a un importo dimezzato.

È lo stesso criterio che è costato alla nostra Regione l’impugnazione da parte del Governo della legge sui contributi per le nuove assunzioni: un rischio che però non si corre più con il nuovo testo per l’abbattimento delle rette, riscritto a marzo di quest’anno modificando un decreto del 2015, perché è scaduto il tempo (fissato in 60 giorni dalla pubblicazione) per l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale.

Mamma Regione

Matrigna con i “forestieri”, la Regione si mostra invece una “mamma” molto generosa per i residenti. Le risorse messe a disposizione delle famiglie per l’anno scolastico 2019-2020 ammontano a ben 18,9 milioni, contro i 5,2 milioni deliberati sia nel 2017 dalla giunta Serracchiani sia nel 2018 dall’attuale esecutivo Fedriga.

A queste vanno aggiunti altri 3 milioni che i servizi sociali dei Comuni o delle Uti possono usare per abbattere le rette dei servizi pubblici e privati alla prima infanzia a chi ha un Isee sotto i 20 mila euro. In tutto, quindi, c’è un “tesoretto” da ben 22 milioni.

Boom di domande

La grande potenza di fuoco impiegata ha consentito alla Regione di incrementare i bonus e di estendere la platea fino ai fatidici 50 mila euro di Isee. Da qui il balzo delle domande, che sono passate dalle 2.673 dell’annata 2018-2019 alle 3.775 accolte per il 2019-2020, con un incremento del 41%.

Da notare anche come i due terzi delle richieste, ben 2.504 su 3.775, siano ricadute proprio nell’ambito del nuovo contributo di 600 euro: per queste domande non è stata fornita una suddivisione per fasce di reddito, ma è presumibile che una parte consistente dei nuovi richiedenti (1.100 in più rispetto allo scorso anno) si collochi tra i 30 e 50 mila euro Isee.


 

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