Ascensore dell’Ater bloccato da un mese Anziani “prigionieri” in un condominio

Giovanni Falconieri compirà 99 anni a novembre. Porta con sé i problemi dell’età: vede poco, ha un cuore debole e deve fare i conti anche con altre patologie. Non ha perso la voglia di vivere, di uscire per vedere i suoi familiari, per parlare con qualche amico al bar vicino casa. Quella stessa casa che, se non fosse per i figli, sarebbe divenuta per lui una sorta di prigione: l’ascensore del condominio Ater dove abita, in via Colvera al civico 13/B, non funziona da un mese. Nella stessa situazione di Giovanni ci sono altri 34 condomini, diversi dei quali anziani. Un quadro insostenibile, a causa di quella che dai residenti viene considerata una limitazione della libertà, oltre che un rischio per la salute: le sollecitazioni sono però rimaste finora senza risposte.
L’ultima chiamata all’Ater l’ha fatta Alfredo Falconieri, uno dei figli di Giovanni, che vive da solo grazie all’aiuto della famiglia. «Mi hanno detto – spiega il figlio dell’anziano – che stanno aspettando il pezzo necessario a riparare l’ascensore: com’è possibile? È una cosa inaudita e vergognosa».
La chiamata è stata effettuata due settimane fa: da allora nulla è cambiato, l’ascensore è ancora rotto. I condomini sono ancora “prigionieri”. «Una signora che abita nel palazzo mi ha riferito che venerdì ha chiamato un’altra volta l’azienda – prosegue Alfredo Falconieri –: le hanno detto la stessa cosa che hanno spiegato a me. Io ho parlato con l’ufficio manutenzioni, sanno che l’ascensore non funziona perché molti residenti hanno telefonato, ma non hanno ancora fatto nulla».
Falconieri fa una pausa, il pensiero si rivolge all’anziano padre, la voce si fa cupa. «Mio papà è invalido al cento per cento – afferma –, se non fosse per noi figli, che lo aiutiamo a scendere e salire le scale – anche portandogli il girello – sarebbe bloccato nel suo appartamento, all’ultimo dei tre piani del condominio. L’ascensore, oltretutto, è l’unico del palazzo: oltre trenta famiglie sono alle prese con una situazione molto grave. C’è chi ha minacciato di non pagare l’affitto fino a quando il servizio non ripristinato».
Alfredo Falconieri racconta un episodio emblematico. «L’altra sera stavo accompagnando mio padre lungo le scale, all’improvviso la luce se n’è andata: ho dovuto cercare, evidentemente al buio, l’interruttore per ripristinare la corrente. Papà mi ha detto: “Se fossi stato solo cosa sarebbe successo? Sarei rimasto qui tutta la notte, probabilmente sarei caduto”. Ater deve risolvere il problema il prima possibile».
Sono 35 le famiglie che attendono una risposta. Aspettano che l’ascensore riparta, fremono per poter riprendere la vita di sempre. Una vita semplice, come quella di Giovanni, già densa di difficoltà legate alle condizioni di salute: chi gli vuole bene spera che quello strumento di movimento così prezioso per lui – oltre per gli altri condomini – “riparta” presto: troppo tempo è già passato, troppe rinunce sono già state messe una dopo l’altra. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto