«Arlecchino? Diverrà il mio cognome»

Universalmente conosciuta come la migliore interprete della maschera per eccellenza della commedia dell’arte, l’attrice pordenonese Claudia Contin spesso si trova in difficoltà all’estero - in aeroporto o negli alberghi - dove, a differenza del suo passaporto, spesso è registrata non solo col nome e cognome di nascita, ma con l’aggiunta di Arlecchino che l’ha resa celebre e al tempo stesso ha onorato. Così per problemi burocratici ma soprattutto perché quella maschera è diventata parte di sè, non un mero appellativo artistico, la Contin ha deciso di chiedere ufficialmente la modifica del proprio cognome da Contin a Contin Arlecchino.
L’istanza, frutto del lavoro di un anno, è stata formalmente depositata in Prefettura che l’ha accolta. Ora il decreto per il cambio di cognome è stato affisso agli albi pretori di Montereale Valcellina, luogo di nascita, e Pordenone, città di residenza, dove rimarrà fino a fine aprile. Conclusa questa procedura ci vorranno circa 8 mesi perché finalmente, nel passaporto e nella carta d’identità, Contin non sarà più un cognome “solitario” ma accompagnato dal colorato ed effervescente termine di Arlecchino.
Una maschera che l’artista, prima donna a interpretare con continuità, fin dal 1987, il ruolo maschile di Arlecchino, ha saputo rendere sui palcoscenici con tutte le sue sfumature. Formatasi a Bologna e Venezia, con Ferruccio Merisi ha fondato a Pordenone la Scuola sperimentale dell’attore e ideato la manifestazione Arlecchino errante diventata una delle eccellenze del territorio. L’attrice, che ha vestito i panni dell’Arlecchino in tutto il mondo, dalla Cina alla Siberia fino all’India, si dedica anche all’arte figurativa (pittura e scultura) segno di uno spirito ecclettico.
«Quando mi reco all’estero - racconta - ho spesso problemi per un passaporto che non riporta integralmente quello che è ormai il mio nome, con il quale sono conosciuta. Con Arlecchino convivo ormai da trent’anni, ma non la trovo una forzatura, anzi è parte di me perché in qualche modo mi ritengo completata da una maschera che non è solo un personaggio centrale della commedia dell’arte, ma un archetipo, un modo attraverso il quale, in maniera antropologica, leggere pregi e difetti della società». Avendo il pittore austriaco Egon Schiele come ispiratore, la Contin sta avendo successi e riconoscimenti anche con le sue esposizioni grafiche e di scultura.
«Sono felicissima - conclude - che Arlecchino non sia più solo un simbolo, così come mi fa piacere che questo sia considerato un orgoglio per la nostra città». Un orgoglio e una peculiarità visto che per la prima volta la maschera si affianca, in tutti i momenti della vita, a chi la interpreta.
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