Arianna Szörényi si racconta: una bambina ad Auschwitz

SCUOLA MEDIA BEARZI. In occasione della Giornata della Memoria, l'Istituto Bearzi ha ospitato la signora Arianna Szörényi. Si tratta di una delle ormai ultime voci di reduci dell’Olocausto italiano. L’incontro è stato organizzato grazie all’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione e con il supporto dell’A.N.E.D.
Si è trattato di un'occasione irripetibile per ascoltare una testimonianza degli orrori della Shoah da chi li ha vissuti. L'attività, oltre a coinvolgere le classi dalla quinta elementare alla terza media, I.T.I. e C.F.P. del Bearzi, ha visto presenti anche delegazioni di altre scuole della provincia di Udine, di Pordenone e di Gemona del Friuli. Invitato a presenziare anche il sindaco Honsell in quanto la giornata è stata organizzata a conclusione del percorso didattico “Sulle strade del ricordo. Imparare la Shoah” promosso nell’ambito dei progetti educativi SAVE.
Arianna viveva a Fiume, all'età di 11 anni fu deportata alla risiera di San Sabba dove era in funzione l'unico forno crematorio d'Italia. In seguito venne spostata nel tristemente noto campo di Auschwitz, in Polonia, dove fu separata dalla sua famiglia che non rivide mai più.
Nel Dicembre 1944, a causa dell'imminente arrivo degli Alleati, il campo venne evacuato e comincia la cosiddetta Marcia della Morte, il trasferimento di migliaia di prigionieri dai campi di concentramento in Polonia ad altri lager all'interno della Germania. Questo evento portò Arianna prima a Ravensbruck ed in seguito nel campo di Bergen-Belsen dove, nell'aprile del 1945, fu finalmente liberata dagli Alleati. La ragazzina trovò allora rifugio presso una sorella accasata a San Daniele del Friuli.
Arianna è la prima bambina deportata dall'Italia a testimoniare in età adulta; ricordiamo anche il libro scritto dalla signora Szorenyi Una bambina ad Auschwitz. “A un tratto mi svegliai - scrive Arianna nell’autobiografia - balzando seduta sul letto, pietrificata dal terrore. Credevo di sognare e invece vidi la porta spalancata da un calcio potente: due soldati SS con un fucile in mano, ritti sull’attenti ai lati della porta, mi fissarono con una grinta indimenticabile e urlarono: Aufstehen, los, schnell! (Alzati, su, svelta!)”.
Per noi ragazzi è stata importante questa testimonianza sia per l'alto valore storico sia per l'occasione di custodire la memoria di quei terribili eventi affinchè l'uomo rimanga desto e non ripeta gli stessi tragici errori.
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