Aprilia Marittima dice addio alla zona turistica e artigianale

Il nuovo piano di assetto idrogeologico classifica il territorio ad alto rischio. L’area risulta inedificabile e mette in dubbio il futuro degli insediamenti produttivi e del villaggio

LATISANA. Addio zona di sviluppo turistico e artigianale di Aprilia Marittima. Con il nuovo piano di assetto idrogeologico, approvato dalla Regione a fine novembre, l’intero territorio comunale di Latisana è stato classificato a forte rischio.

Una classificazione peggiorativa, rispetto a quanto disposto dal piano regolatore comunale, che già aveva preso in carico restrizioni più elevate rispetto al precedente piano idrogeologico regionale.

In particolare è la zona a sud del capoluogo, quella che ha appena beneficiato del riconoscimento di Comune turistico da parte della Regione, a subire il contraccolpo più duro, ritrovandosi classificata con il rischio più alto e risultando, quindi, totalmente inedificabile.

In dubbio il futuro della lottizzazione ormai prossima all’avvio, per la nuova area artigianale di Aprilia Marittima, con in previsione una ventina di insediamenti produttivi. E quello del villaggio turistico con darsena, lungo il Tagliamento, al confine fra le frazioni di Pertegada e Bevazzana.

Il Comune di Latisana - come confermato dall’assessore all’urbanistica, Cesare Canova - sta cercando di correre ai ripari e ha dato incarico a un geologo di preparare, entro il termine ultimo imposto dalla Regione per il 17 febbraio, una serie di osservazioni rispetto a quanto approvato dalla Giunta regionale, a fine novembre.

I vincoli imposti dal Pair vanno da un rischio minimo classificato come P1 al rischio massimo definito P4: il Comune di Latisana è tutto sottoposto a P2, P3 e P4, compresa tutta l’area turistica di Aprilia Marittima, dove il rischio idrogeologico, secondo la Regione, è rappresentato dalla laguna, mentre nel resto del territorio è rappresentato dal fiume Tagliamento.

«Con la variante generale al piano regolatore avevamo già posto dei vincoli che andavano oltre al Pai, per esempio imponendo per le costruzioni, un’altezza rispetto al piano campagna da un minimo di 30 centimetri fino a un massimo di 1 metro e mezzo, condizionando molto qualsiasi intervento, anche il semplice ampliamento del privato - spiega l’assessore Canova - non concordiamo con il metodo adottato dalla Regione che non ha ascoltato nessun amministratore, per un’analisi del territorio. Nel nostro caso aver preso in esame l’analisi idrogeologica che accompagnava la variante al piano regolatore avrebbe permesso di capire che il rischio idrogeologico era già stato ampiamente tenuto in considerazione».

Contro il piano idrogeologico regionale si prospetta - come anticipato dall'assessore Canova - un’azione congiunta da parte di tutti i Comuni del medio e basso Friuli.

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