Appello alla Regione per l’ex Montecatini: «Area da valorizzare»

Salviamo l’ex Montecatini di Porto Nogaro. È l’appello lanciato dall’ex sindaco di San Giorgio di Nogaro, ora consigliere di opposizione, Pietro Del Frate, per la salvaguardia di quello che definisce «il più bell’esempio di architettura industriale della Bassa friulana e forse della regione»: un capannone composto da pilastri e capriate in legno che costituiscono un tutt’uno come la chiglia di una nave rovesciata.
Il complesso industriale sorse alla fine dell’Ottocento come S.A. Fabbrica di Zucchero a ridosso delle banchine del porto vecchio. L’edificio venne ultimato nel 1900 con la realizzazione della ciminiera alta 70 metri. Negli anni Venti lo stabilimento venne acquistato dalla Montecatini che vi insediò uno stabilimento per la produzione di perfosfati minerali da impiegare in agricoltura come concime. A metà anni Sessanta la Montecatini chiuse lo stabilimento di Porto Nogaro; i macchinari vennero smontatati e trasferiti in altri siti della società. Dopo alterne vicende, lo stabilimento chiuse definitivamente. Oggi è di proprietà del Consorzio Aussa Corno in liquidazione.
«In questi giorni apprendiamo che un’azienda del vetro ha formalizzato l’acquisto dell’area e capannoni ex Cogolo e un’area del Feraul, posti in liquidazione in quanto di proprietà dell’ex Consorzio Aussa Corno – afferma Del Frate – . Il prezzo formulato, se consideriamo i tempi, è sicuramente interessante. La notizia è certamente confortante in quanto sancisce un interesse strategico dell’imprenditore su un’area che avrebbe dovuto, secondo alcuni eminenti politici regionali a diventare una cattedrale nel deserto. L’attuale amministrazione commissariale ha il compito legale di accrescere il più possibile le risorse da destinare ai creditori, ma anche di conservare e valorizzare quanto affidatogli dalla giunta regionale. Così come dovrebbe attivarsi il Cosef per salvaguardare questo bell’esempio di archeologia industriale. Mi chiedo come mai nessuno dell’amministrazione comunale e regionale si sia attivato per valorizzarla mettendola prima in sicurezza. Gli strumenti finanziari ci sono, in parte avanzi di amministrazione e nel recupero fondi regionali sottratti con la liquidazione del Consorzio Ziac, ma anche quelli di pianificazione previsti dalla Regione». —
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