Anna Falchi: «Adesso il cinema me lo produco da sola»

Intervista a tutto campo con l’attrice che sa tutto di calcio. Sabato 16 sarà la madrina di un evento al Casinò Perla di Nova Gorica

Le dici Hamsik e ci risponde: «Un magnifico giocatore, ma non ha ancora il carisma del leader. Alla Pirlo per capirci». Insistiamo. E la Roma? Il tritasassi ha tirato il freno. Si è per caso già rotto il gioiellino di Garcia? «Non credo, senza Gervinho e Totti alla squadra mancano la trazione anteriore e il genio del capitano. Aspettare per verificare».

Non è che torchiamo Mario Sconcerti e allora ci starebbe. Macché. Intanto è una signora. Solitamente amano più i giocatori del gioco. E se vai a fondo si perdono. Ma non è neppure Paola Ferrari. Una lady con tanto di laurea honoris causa in fatto di balon. No, stiamo in chiacchiera con Anna Falchi, una insospettabile di sapere calcistico, eppure da quando affianca Massimo De Luca nel programma Number Two sul Canale 34, di strategie, formazioni, assetti tattici sa tutto.

«Passione lontana, dal tempo di un tifo sfrenato per la Lazio. La chiamata di Massimo ha rinvigorito l’infatuazione antica. Bella sfida, guardi. Uno studio al maschile con il Napoli sul vessillo. La location è campana al cento per cento. Figuriamoci. Gente caldissima».

Anna oggi, sabato 16, sarà in zona. Al Casinò Perla di Nova Gorica c’è aria di Profumo d’autunno e l’attrice ha accettato l’istituzionale ruolo di madrina. Dalle 19 in su.

- Col gioco d’azzardo com’è messa?

«Mi capitò di fare qualche puntata durante le riprese di Nel continente nero di Marco Risi, il mio primo film. Trovai il blackjack piuttosto stimolante. Devi ragionare, non è un buttare plastica sul tavolo alla rinfusa sperando ti vada dritta».

- Nel 1989 fu avvolta dalla fascia di Miss Cinema. Era destino...

«Miss Italia è una fucina pazzesca. Ne sono uscite di future dive da quel concorso. Peccato l’accanimento politico di quest’anno, davvero non capisco. E mi spiace per Patrizia Mirigliani, proprio non se lo merita. Ragazzi, è storia d’Italia questa, la Boldrini ha sbagliato».

- Senza quel titolo mai avrebbe trovato Federico Fellini su un set.

«Infatti. Magari qualcuno non se lo ricorda quello spot sulla Banca di Roma girato dal maestro. S’intitolava Il sogno. Pure il mio. Lui e ripeto Lui, il più grande mai esistito, a dare consigli a me, una ventenne spaventata e incredula. Fantastico. Uomo gentile, simpaticissimo, pure quello oltre che genio».

- Adesso, però, il cinema se lo produce da sola...

«Ma sì, un’avventura desiderata. Il nostro marchio è “A movie production”. Si rischia, ovvio, chi non lo fa oggi in ’sto Paese se mette la testa fuori dal balcone? Veleggiamo sereni con film piccoli, ma sostanziosi e premiati. Come il vento con Valeria Golino è appena sfilato al Festival di Roma».

- Legge molti copioni?

«Tanti. Qualcuno mi emoziona e ne discutiamo».

- È una categoria vessata la vostra?

«Eccome no. In America con una telefonata risolvi tutti. Qui affoghi nella burocrazia inutile. Le pare?».

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