Anemia falciforme, casi in crescita

In provincia registrati 27 nuovi pazienti nel 2014 contro i 18 del 2010

Cresce, nella provincia di Pordenone, il numero delle persone malate di anemia falciforme. I dati emergono da un convegno dedicato a questa patologia organizzato da Francesco Zanolli, responsabile del Settore per lo studio dell’emoglobina e dell’ambulatorio per l’ematologia non oncologica svoltosi all’ospedale Santa Maria degli Angeli.

Il simposio, introdotto da Raffaele Catapano, direttore del Dipartimento di Medicina trasfusionale della Provincia di Pordenone ha registrato la partecipazione di relatori di fama mondiale come la professoressa Maria Domenica Cappellini dell’Università di Milano. L’anemia falciforme è una grave malattia del sangue, si sviluppa su base genetica, priva di sintomi nella prima infanzia, può essere responsabile di mortalità infantile (prima dell’applicazione di presidi fondamentali quali la profilassi antibiotica e la vaccinazione anti-pneumococcica intorno al 30%, in seguito, intorno al 3%) o di morbilità continua, con espressioni cliniche molto gravi, a carico di vari organi e apparati, lungo l’intero arco della vita. Per questa malattia non esistono cure risolutive a eccezione del trapianto di midollo osseo.

Pur essendo relativamente diffusa anche in alcune zone d’Italia, quali Sicilia e Calabria, l’anemia falciforme o drepanocitosi coinvolge soprattutto le popolazione straniere provenienti da aree in cui è endemica la malaria ma, anche, da zone più vicine, quali Albania e alcuni Paesi dell’Est. In base ai dati attualmente disponibili, Pordenone contava già nel 2010 il maggior numero di pazienti pediatrici (sotto i 18 anni) in regione, così distribuiti: 18 casi a Pordenone, 15 a Udine e 5 a Trieste. Dati questi, strettamente legati al numero di immigrati presenti nel territorio. A dicembre 2014 il numero è salito a Pordenone, a 27 casi.

In Friuli Venezia Giulia la prevalenza di anemia falciforme tra i minori stranieri è dello 0,2% Non si tratta quindi più di una malattia rara. Pordenone vede dati complessivamente più alti in quanto è la provincia maggiormente interessata dal fenomeno dell’immigrazione e il problema viene affrontato in linea con le più recenti direttive dell’Organizzazione mondiale della sanità attraverso uno screening alla nascita in atto dal 2009, rivolto a tutti i nuovi nati considerati a rischio. Dal convegno quindi, è emersa la necessità di istituire una task force in grado di affrontare i molteplici aspetti di queste patologie. Non ultimo il trattamento con eritrocito-exchange, terapia di sostituzione del sangue periodica o in emergenza, per il quale esiste al Servizio trasfusionale un consolidato “know how” non adeguatamente sfruttato per storiche e mai risolte scarsità di risorse umane.

Paola Dalle Molle

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