Americo, lo zio da cui Pordenone Montanari imparò a dipingere

Il successo trova sempre molti padri nobili, ma spesso si è formato grazie a persone semplici incontrate più o meno casualmente nella quotidianità della vita e che hanno saputo regalare un’idea, un insegnamento.
Lo fa presente in una lettera aperta al nostro giornale Benvenuto Sist, che racconta la vicenda, mai emersa, di Americo Zanetti e del suo ruolo nell’ascesa e nel successo del pittore Americo “Pordenone” Montanari.
Americo Zanetti è il non meglio identificato zio materno del celebrato artista, colui che lo avrebbe iniziato ai primi segreti della tavolozza.
Zanetti abitava nelle storiche case a due piani del Cotonificio Veneziano in Borgomeduna: quattro vani e un sottoscala, orto e lavatoio comune coperto di mirabile fattura.
Queste case, come racconta Benvenuto Sist nella sua lettera aperta al Messaggero Veneto, «vengono oggi restaurate per convertirle alle esigenze dell’abitare moderno. In una, ci sono tre opere di Zanetti probabile dono ad amico frutto di un benevolo accordo tra conoscenti vicini di casa. Chi ancora lo ricorda descrive Zanetti di statura media, magro, portava pantaloni alla zuava e un inseparabile basco sul capo. Faceva l’imbianchino e si muoveva in bicicletta trainando un carrettino su gomme o con un secchio vuoto appeso al manubrio nel quale poneva i pennelli. Nel suo “studio”, la cucina di casa, lo hanno visto dipingere Americo Montanari appunto e Giancarlo Magri: i due, agli inizi degli anni quaranta, frequentavano insieme l'asilo della severissima maestra Bortolotto in via Udine, nei locali della latteria. Di Zanetti – ha concluso Benvenuto Sist – si dice che amasse riprodurre il vero ma, da quanto visto, non disdegnava il ritratto sacro».
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