Ambrosia, l’erba pericolosa che sta invadendo il Friuli

Segnalata al Cormôr e nel Cividalese, può provocare forti reazioni allergiche. Il professor Canciani: originaria del Nord America, sta colonizzando le nostre zone

UDINE. Si chiama Ambrosia, il suo nome rimanda al cibo che regalava l’immortalità agli dei, ma i suoi effetti sugli umani sono di tutt’altro genere.

Il suo arrivo in Friuli è storia recente, eppure sta colonizzando le aree di pianura e la pedemontana con una forza infestante cui le piante autoctone soccombono e, ciò che è peggio, ha effetti nocivi sulla salute di molte persone.

«Non è una pianta tipica delle nostre zone» premette il professor Mario Canciani, responsabile del servizio di Allergo Pneumologia della Clinica pediatrica dell’Azienda ospedaliero universitaria di Udine, che ha dedicato all’Ambrosia un capitolo di una sua pubblicazione dedicata alle malattie respiratorie dei bambini.

È originaria del Nord America «ma è approdata in Europa con gli aiuti del Piano Mashall, probabilmente i pollini si bloccavano nei sacchi di juta – riassume Canciani – ha impiegato una trentina d’anni a colonizzare l’Europa e, più recentemente, l’Italia invadendo la Lombardia, il Veneto e il Piemonte. Purtroppo – osserva Canciani – non ha nemici naturali ed è molto più resistente delle nostre piante. Mi è capitato di partecipare ad alcune escursioni con alcuni amici botanici in regione e di trovarla, l’abbiamo estirpata ma nell’ultimo decennio la sua presenza si è intensificata notevolmente nel Cividalese, nelle Valli, la fascia pedenontana e il Carso, oltre che nell’area del Cormôr. Si diffonde con rapidità nei terreni morenici».

Marie Louise Mathieu, una lettrice del Messaggero Veneto, l’ha notata percorrendo a piedi un tratto dell'ippovia da Felettano ad Ara grande.

«Ho telefonato alla Forestale di Tarcento che mi ha confermato l’esistenza della pianta – riferisce –, dichiarando che mezza Italia è infestata da questa pianta pericolosa per la salute, mi hanno risposto che non vi sono direttive per la sua distruzione e che dovrebbe essere l’Aas a occuparsi del problema».

In Francia, dove il problema è molto grave, si sono mobilitate squadre di volontari per estirpare e bruciare l’Ambrosia.

I suoi effetti a carico dell’apparato respiratorio possono esser piuttosto gravi.

«Fiorisce verso la fine dell’estate, quando le Graminacee hanno già terminato la fioritura – informa il professor Canciani – può provocare la rinocongiuntivite e, in qualche caso, anche l’asma bronchiale attraverso i pollini. Fa parte della famiglia delle Composite, che comprende più di 20 mila specie, assieme all Tarassaco, alla Margherita e al Dente di leone. Il periodo di impollinazione va da agosto a settembre, ottobre. La pianta adulta può raggiungere l’altezza di 1,5 o 2 metri e forma numerose infiorescenze».

«Negli ultimi anni – aggiunge Canciani – si è verificato un forte aumento delle persone che hanno sviluppato reazioni allergiche con problemi a carico dell’apparato respiratorio, principalmente gli adulti, precisa, perché i bambini sono relativamente protetti riguardo ai pollini grazie alle loro risposte immunitarie, mentre sono più sensibili ai problemi delle muffe o degli acari».

Si tratta di un’erba che va estirpata perché può essere pericolosa soprattutto per i soggetti predisposti.

«Ai primi sintomi di rinocongiuntivite, starnutazione e naso che corre è bene assumere un antistaminico che blocca la reazione – avverte Canciani – per gli asmatici invece servono dei broncodilatatori. Se si cammina vicino a queste piante comunque – conclude – è il caso di assumere alcune precauzioni: al rientro a casa bisogna lavarsi i capelli per rimuovere i pollini che si depositano e che rischiano di essere trasferiti sul cuscino, quindi lavare gli abiti».

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