Amalia e la sua vittoria sul Covid: «Ho 100 anni, sono sopravvissuta a una guerra mondiale e ho sconfitto il virus»

Amalia Cracina per oltre un mese ha lottato contro il Covid. I familiari: «Inizialmente non le abbiamo detto del contagio»  

«Dopo essere sopravvissuta alla guerra mondiale, sono riuscita a superare anche il coronavirus». Amalia Cracina liquida così questo ultimo mese, che l’ha vista lottare contro il virus. Come se fosse una cosa da poco. Una guarigione, la sua, che può rappresentare un’iniezione di fiducia per tutti i contagiati. Amalia, infatti, ha da poco festeggiato il secolo di vita.

Nata il 21 novembre 1920 a Faedis, risiede a Feletto Umberto, ma ha sempre avuto un legame speciale con la città, essendo stata l’ultima venditrice di funghi spontanei in piazza XX Settembre. I suoi 100 anni li ha festeggiati via Skype con i parenti più stretti, tagliando una torta preparata per l’occasione. Qualche giorno dopo, però, ha iniziato ad avvertire i primi sintomi. Un po’ di febbre, dolori articolari, la perdita del gusto. Amalia è stata sottoposta a un tampone, che è risultato positivo. Ma la famiglia ha cercato di non allarmarla, evitando di dirle che il suo corpo stava combattendo contro il virus.

«La nonna è rimasta positiva per più di un mese, con il tampone negativo che è arrivato all’inizio del nuovo anno – racconta un nipote –. Solo alla fine di tutto le abbiamo raccontato che aveva contratto il coronavirus, e ci è rimasta male. Non se l’aspettava».

Il contagio fa paura, soprattutto alle persone anziane. Per questo la famiglia ha preferito proteggerla. Durante il periodo di quarantena la donna è stata trasferita in una struttura protetta a Udine, e la sofferenza più grande è stata quella di non poter avere alcun contatto con i parenti più stretti. La tempra delle donna, però, le ha consentito di superare anche questa prova. 

«Per fortuna non ha riportato alcuna conseguenza dopo il contagio – aggiunge ancora il nipote – e dopo aver trascorso il periodo di immunità, non vede l’ora di potersi vaccinare». A interessarsi della salute di nonna Amalia, oltre ai famigliari, è stato anche il sindaco di Tavagnacco Moreno Lirutti, che ogni due o tre giorni ha chiesto informazioni sull’avanzamento della malattia. «Lo ringraziamo per quanto ci è stato vicino», conclude il nipote.

Amalia, come accennato, ha trascorso una vita nelle piazze di Udine a vendere funghi spontanei. Al mercato ha imparato a conoscere bene la città e gli udinesi, con cui ha avuto a che fare per decenni, con un banchetto prima in piazza XX Settembre, poi, negli ultimi anni, in piazza Garibaldi. Fin da ragazzina ha subito capire che la vita non sarebbe stata in discesa. A soli 12 anni ha iniziato a lavorare, trovando un’occupazione come bambinaia («oggi si direbbe baby sitter») a Napoli, in una casa nobiliare del capoluogo partenopeo. Rientrata in Friuli dopo diversi anni, è ritornata nel suo paese d’origine, dove ha conosciuto quello che nel giro di poco tempo sarebbe diventato suo marito.

Dopo il matrimonio, alla fine della Seconda guerra mondiale, la decisione di trasferirsi a Pontebba, diventando madre di tre figli, Paola, Giovanni e Daniela. Rimasta vedova nel 1977, si è rimboccata le maniche dandosi da fare, insieme con il fratello, per provvedere alla famiglia, inventandosi un’occupazione al mercato cittadino. Molti gli aneddoti presenti nell’album della sua lunga vita: la sua permanenza a Napoli, la miseria durante la guerra, i sacrifici per riuscire a sfamare i figli, la ripartenza dopo il terremoto del 1976.

E ora anche la battaglia contro il coronavirus. Nonna Amalia, negli ultimi mesi, si è sempre raccomandata con figli e nipoti, invitandoli a rispettare le regole sul distanziamento e a indossare la mascherina. Mai avrebbe immaginato che il virus avrebbe potuto battere alla sua porta. Il suo segreto di longevità? Mangiare sano, e in particolare le uova delle sue galline e la verdura del suo orto. 

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