Alpini friulani, Treviso diventa una seconda casa

Per alcuni 130 km a piedi attraverso tre province con cinque muli al seguito. Chi sfila per un reduce di 97 anni e chi porta il cappello di chi non c’è più

TREVISO. “Vecio, mola tuto e vien qua”. Il termometro del primo giorno di adunata numero 90, quella del Piave, sta tutto in questo messaggio telegrafico di un commerciante trevigiano a un amico.

Un’invasione pacifica di penne nere, una grande festa di popolo, graziata anche dal tempo, afoso ed estivo.

Ma questo certo non ferma l’arrivo di migliaia di penne nere friulane, in giornata, tre giorni, addirittura una settimana. Le spedizioni appiedate, intanto, sono arrivate a destinazione, più o meno stanche, accolte da applausi e tricolori sventolanti.

Sono arrivati gli alpini dei gruppi di San Michele al Tagliamento, Ronchis, Latisanotta, Latisana, Gorgo, Pertegada e Lignano, che, partiti martedì, hanno percorso 130 chilometri a piedi attraversando tre province.

Gli alpini friulani sfilano a Treviso

Una marcia - rievocazione storica con mezzi del passato – un carro ambulanza dei primi del Novecento, una Fiat 8 cv, un camion Fiat 15 ter F – accompagnati da cinque muli, in occasione dell’anniversario della grande guerra.

«L’avevamo fatta la prima volta a Pordenone, nel 2014 – dice Franco Fedrigo Perrissinotti, di Latisana, attivo a Gemona, con origini carniche assieme allo speaker Carlo De Marchi – e la rifaremo per Trento, il prossimo anno. I chilometri sono tanti in più? Allungheremo il passo e, verosimilmente, anche i giorni di marcia».

Addio al nubilato speciale per una pordenonese: lo festeggia all’adunata degli alpini

Il bilancio: «Ottimo, accoglienza stupenda, si sono aggregati dai 50 ai 100 marciatori, a seconda dei momenti».
Arrivati a destinazione anche i marciatori partiti martedì da Budoia, nella pedemontana pordenonese. Li incrociamo poco dopo mezzogiorno davanti alla stazione ferroviaria.

Il più arzillo è Graziano Bocus, 66 anni, detto il maratoneta. Impugna la bandiera del Friuli: «Il primo giorno siamo stati bagnati tre volte dalla pioggia, poi bene, 100 chilometri di camminata sull’asfalto non sono facili. A Trento? Eh...», sorride, ma non esclude una impresa.

Lui, che a 47 anni aveva battuto un record - partenza dalla piazza di Dardago, arrivo a Cima Manera di Piancavallo e ritorno a casa in 4 ore e 15 minuti – non la considera una missione impossibile.

Vedrà il da farsi assieme agli amici della compagnia, Graziano Zambon, Walter Tesolin ed Eugenio Besa, quest’ultimo addetto al supporto logistico o, goliardicamente, camion scopa. Prima tappa a San Fior, quindi dai gemelli di Col San Martino, Montebelluna e quindi il capoluogo della Marca.

L’adunata del Piave è cominciata, venerdì 12 maggio, con l’alzabandiera in piazza della Vittoria – inno nazionale suonato dalla fanfara della Brigata Julia – e in contemporanea al Sacrario del Monte Grappa, a Moriago della Battaglia, al Sacrario di Nervesa della Battaglia e a quello di Fagarè.

Nel tardo pomeriggio, commovente come sempre, la prima sfilata, quella della bandiera di guerra, poi custodita nel palazzo della prefettura.

A scortarla è stata anche la fanfara sezionale di Palmanova: «Per noi è un onore che non capita a tutte le adunate» dicono Gabriele Stella, Alessandro Tomai e Denis Stella. Gabriele è un ingegnere elettronico che ha partecipato alla prima adunata nel 1992, a Milano, prima di prendervi parte come alpino, nel 1996.

«Portiamo avanti lo spirito dei nostri nonni, partecipare alle adunate non è come andare a una festicciola». Ecco, il senso di questo evento oceanico, lo spiega don Bruno Fasani, direttore de L’Alpino, il mensile fondato a Udine nel 1919: «Un’adunata ha l’obiettivo della memoria e quello dell’assunzione di responsabilità, è quasi una provocazione per i giovani».

Veci e bocia, valori comuni e, soprattutto, tanta solidarietà. Il gruppo di Dignano porta il cappello di Mario Barbarisi, di Lauzacco, morto nel 2010 a seguito di un incidente stradale.

«Da quella volta prendiamo in consegna il suo cappello dalla mamma Tiziana e sfila con noi» dice Stefano Cargnello, di Risano. Col gruppo Itm “In tal miet”, nel mezzo, «cantiamo per i ragazzi del Samaritan, onlus di Ragogna», aggiungono Giuseppe Bisaro e Luciano Persello.

Le penne nere di Cimolais, invece, ricordano Daniele Morossi, artigliere da montagna morto nel 2013. «Prima di raggiungere Treviso – dicono Raffaele Fabris, Michele Della Putta ed Ezio Tonegutti – ci siamo fermati a passo Sant’Osvaldo, nel luogo dove Daniele ebbe l’incidente. E qui, all’adunata, portiamo la maglietta “Daniele presente”: in questo modo è con noi».

Sfileranno anche per il loro reduce, Bruno Delle Case, 97 anni, gli alpini di Maiano: «L’adunata per noi è il top della stagione, come la festa del ringraziamento per gli agricoltori», dice il capogruppo Paolo Stefani.

Gli alpini di Azzano Decimo, Tiezzo e Corva, col capogruppo Sergio Pupulin, aspettano la visita di un socio eccellente: Emanuele Savani, pilota delle Frecce tricolori, iscritto nel gruppo delle penne nere pordenonesi.

Domenica 14 maggio, invece, sfilata “dall’alto” delle 80 mila penne nere, il sorvolo in formazione.

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